All’Osteria Pratellino di Firenze, in occasione della sesta serata di “A tavola con il produttore”, c’erano Nico Olivieri e Giovanna Santi a presentare i vini della Cantina e Agriturismo Bagnaia di San Quirico. Marito e moglie che fanno dell’artigianalità e della passione il loro baluardo. È un’azienda della Val d’Orcia, territorio Unesco. In passato sono stati i genitori di Nico, Fiorella e Luigi, a realizzare il sogno di riappropriarsi della campagna e fondare una cantina (sono stati peraltro anche tra i fondatori del D’Orcia Doc nel 2000), ma attualmente sono Nico e Giovanna, arrivata da Cortona, a continuare l’avventura. Timido e schivo lui, visceralmente attaccato alle sue vigne, aperta e passionale lei, orgogliosa dell’attività a San Quirico, ma anche attaccata alla terra d’origine da cui, appena sposata, ha portato le barbatelle di Syrah.
I loro vini esprimono tutta la loro passione, ma in modo evidente anche le loro personalità.
Il Rosato Malamore del 2023, da Sangiovese in purezza, porta questo nome perché inizialmente Nico non era convinto dall’idea di fare un rosé. Ma cosa fa far l’amore! Il progetto è andato avanti e con un risultato eccellente. Il colore ambrato e ramato, elegante e sensuale, è ottenuto da un breve contatto sulle bucce, di solo una notte. Al naso è divertente, accattivante, ho sentito rimandi di uvetta, bergamotto, amaretto.
Si conferma al gusto. È un vino di spessore, di struttura che all’Osteria Pratellino è stato servito con i crostini al tartufo, un Bianchetto, e pecorino stagionato della Vald’orcia. Un abbinamento riuscito, saporito, senza che il vino fosse sovrastato. Nico e Giovanna ci hanno poi proposto un rosso, un blend in cui la ruvidezza del Sangiovese (65%) incontra l’eleganza del Merlot (25%). Affinato per due anni in botti di Slavonia, La Fonte Orcia 2021 è la prima etichetta dell’azienda. Il vino era abbinato alle chiocciole in umido, piatto della tradizione, della memoria.
Il terzo vino, blend di Sangiovese e Syrah, davvero rappresenta la coppia: Nico, valdorciano, e Giovanna, cortonese. È il Grottascura Orcia del 2021. Prende il nome dalle grotte naturali, rifugio in tempo di guerra. Al naso si sprigionano sentori di fragolina, amarena, spezie, pepe. Ha un’ottima persistenza. Abbinato agli squisiti ravioli di Contignano in cui la sfoglia consistente si fonde con il cuore delicato e la corposità sensuale del ragù di chianina.
Del quarto vino ci ha parlato Nico con orgoglio. Frutto di incoscienza, dato il vitigno non sempre facile da gestire, di umiltà e di caparbietà, vista la perseveranza. È Il Fattore, un Petit Verdot in purezza. Alla felice prima annata del 2010, sono seguiti sette anni di calvario. I tannini erano difficili da gestire. Solo dal 2017, in seguito ad accorgimenti basati su consigli, si sono raccolti buoni risultati. Vino fresco, rustico, generoso ed elegante abbinato a salsiccia di cinta e fagioli all’uccelletto in cui la salvia duetta splendidamente con la parte verde del Verdot. Al naso ha una nota mentolata. Al gusto arrivano la mora, le spezie. Un vino con una forte gradazione alcolica, poiché il raccolto è fatto sempre con l’ultima uva, a ottobre.
La cena si è conclusa con un panforte artigianale di rara bontà accompagnato dall’immancabile Gin Dry Castelgreve.