La Leopolda, prima stazione ferroviaria di Firenze risalente al 1848, antica ma moderna per minimalismo e austerità, ha accolto sabato 16 novembre “Guida Vitae 2025 – AIS”  una kermesse in cui appassionati, produttori e esperti hanno avuto la possibilità di incontrarsi e conoscere le eccellenze vinicole italiane e in particolar modo le “Gemme” selezionate dalla Guida. Decine e decine di banchi di assaggio, un brulichio di visitatori e solerti sommelier pronti a versare nei calici i vini prescelti e raccontarne le storie. Il vino non è solo gradazione, gusto, colore, ciclo produttivo, commercio, il vino è vita, è cultura, è ebbrezza, stordimento e convivialità. Ho assaggiato un superbo Barbaresco Riserva ‘Rabajà’, complesso, con note speziate ed evolute e poi, per seguire la Masterclass di Cernilli, mi sono recata nella grande sala laterale, tutta archi e mattoncini, pura archeologia industriale, con tavoli e sedie rivestite in bianco e calici perfettamente disposti. La signora che mi si è seduta accanto era in fibrillazione. “Mi sento come un’adolescente a un concerto. Sa, io vendo vino, sono sommelier e di lui leggo tutto. Cernilli è bravissimo! È il fondatore di DoctorWine!”.

I sommelier ci hanno servito i vini per la lezione “Espressioni del Mediterraneo in bianco”. L’ obiettivo era definire i contorni dell’area mediterranea e di andare a ritroso nel tempo, trovando le radici della viticoltura. Le viti sono state portate dai fenici o dai focesi? Oppure erano già presenti come piante nell’area egeo-cretese? È stato parecchio interessante ascoltare le sue parole. “Dove coesistono viti e olivi, là è area mediterranea. Per delimitarne i confini, va osservata la presenza delle piante d’olivo, fin dove arrivano, ecco, lì il clima è mediterraneo. Mediterraneo è Spagna, ma non le Asturie, tutte le isole del Mediterraneo, le coste italiane, la Francia fino a Côte Rôtie, la Dalmazia, la Grecia, l’Asia Minore, il Nord Africa e il Medioriente mediterraneo”.

La masterclass ha voluto tracciare un percorso ideale di mediterraneità molto interessante, cominciando dal Penedès, regione della Catalogna con conformazione simile alla Liguria ma ancora più estrema: in solo venti chilometri dalla costa si arriva a 800/900 metri sul livello del mare. Qui si producono molti vini, parecchi fermi, ma noi abbiamo avuto il privilegio di degustare il Cava 2010, una riserva dell’azienda La Capella, fondata nel 1796. Uno spumante metodo classico ottenuto da tre vitigni autoctoni, Macabeo, Parellada, Xarel-lo. Mi sono inebriata con i profumi di frutta secca, lieviti e nespola. “L’acidità malica viene metabolizzata nella maturazione dell’uva,  è rinforzata dalla carbonica e vira verso la sapidità”.

Abbiamo proseguito il viaggio forse nel punto più a sud del continente europeo, a Creta, tuttavia a un’altitudine di 400/670 mt. Il Diamantopetra è un blend di Vidiano e Assyrtiko del 2023, proveniente dalla cantina Diamantakis di Heraklion. Un vino giovane che evoca  la pietra focaia oltre al frutto esotico e la susina gialla. Questo vino è molto mediterraneo, c’è equilibrio senza alcun residuo zuccherino.

Siamo poi planati in un’altra zona dell’Egeo, un’isola delle Cicladi: Tinos nelle Cicladi con il Clos Stegasta di T-Oinos 2021, da Assyrtiko in purezza. Al naso si evincono ananas, frutto della passione e per me molto forte il rimando alle banane di una bancarella sotto il sole. Sembra più dolce, più avvolgente per alcolicità.

Con il Condrieu La Doriane, un Condrieu AOC del 2021, 100% Viogner
siamo poi giunti in Francia, nella valle del Rodano dove ancora ci sono gli olivi e arrivano il Mistral e i venti mediterranei. Al naso ha un bel profilo olfattivo: idrocarburo e frutta in secondo piano. È del 2021. Nonostante la malolattica, fa salivare. È un mediterraneo più morbido. Sarebbe perfetto con dei caprini locali e me lo immagino con una omelette al tartufo.

L’Italia non poteva mancare. Cernilli con la sua narrazione ci ha guidati in  Sicilia, grande patria del vino. Siamo giunti sul suolo vulcanico a 700/850 metri sul livello del mare grazie all’Etna Bianco Alberelli di Giodo, puro Carricante del 2022 realizzato da Ferrini,  enologo e consulente toscano appassionato anche di terre siciliane. I profumi sono leggermente esotici ed erbacei. Una beva sorprendente.

Abbiamo concluso l’itinerario in Francia con un vino di una cantina tra le più tradizionali della Provenza, lo Château Simone: un Palette AOC, blend di Clairette, Grenache blanc e Ugni Blanc del 2020. È considerata una sorta di “Grand Cru”. “Al naso ho sentito la rosa, al gusto mi è parso sapido, leggermente salato. Notevole.
Mi sono lasciata guidare dalle parole di Cernilli e mi sono immaginata a una tavola estiva al porto con frutti di mare e ostriche. Anche questo è il potere del vino.

Silvia Meacci
Sono scrittrice, giornalista e insegnante di italiano per studenti di tutto il mondo. Il mio sogno nel cassetto? Immortalare i gorilla nella foresta e trovare il senso della vita. Amo fotografare, scrivere, cucinare e parlare di cibo. Volete conoscere la  ricetta dello sciroppo di sambuco? La trovate a pagina 50 del mio libro: 'E ovunque donne che parlavano la mia stessa lingua'.