Con gli amaretti di Carmignano e il Gin Castelgreve si è concluso il percorso enogastronomico dedicato ai sapori del Granducato di Toscana. Se sono state serate di condivisione, gusto, ma anche di conoscenza e informazione, il merito va alla cucina immancabilmente squisita dell’Osteria Pratellino di Firenze, alla competenza del giornalista Milko Chilleri e naturalmente ai grandi vini toscani.
Cantina ospite dell’ottava e ultima tappa è stata la Fabrizio Pratesi Winery di Carmignano, territorio che non molti conoscono ma che è intriso di storia e tradizione. Vi si produce uno dei vini più antichi d’Italia. Nel 1533 Caterina de’ Medici, andata in sposa al futuro re di Francia, portò in queste terre il Cabernet, qui chiamato “l’uva francesca”. Se andiamo a ritroso nel tempo, vediamo come all’anno 1396 risalga un documento inerente all’acquisto di 15 “somme” di vino di Carmignano, pagate a un prezzo di “sedici lire la somma”. Della produzione di vino si hanno poi tracce già in epoca etrusca e romana, come dimostrano i vasi contenenti vino ritrovati in antiche tombe.
I vigneti dell’azienda Pratesi hanno il Montalbano alle spalle e guardano la Calvana, catena montuosa al confine tra le province toscane di Firenze e Prato. L’azienda ha origine nel 1875, quando Pietro Pratesi si trasferì a Lolocco. È questo borghetto ad aver ispirato il nome del primo vino degustato, “Locorosso” IGT. 100% Sangiovese, vinificato in tank di acciaio a temperatura controllata per circa 20 giorni e poi affinato per circa 6 mesi in acciaio. Viene fatto riposare per alcuni mesi dopo l’imbottigliamento. È un vino che “ha molta frutta”, denso di colore, sottile, fine, elegante e che si può apprezzare in svariati contesti. È stato abbinato alla carabaccia, la zuppa di cipolle toscana che Caterina de’ Medici portò in Francia e che fu l’antesignana della celebre soupe à l’oignon.
Fabrizio Pratesi racconta di essersi appassionato al vino negli anni ’90, dopo l’eredità del nonno, ma di essersi dedicato esclusivamente alla vinicoltura solo successivamente, con l’acquisto di 10 ettari di vigneti attorno alla tenuta, integrando le uve con Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot.
L’azienda è di stampo familiare: il figlio si laureerà in enologia a breve e già dimostra una passione viscerale per la terra in cui è cresciuto.
È proprio dal nome di Carmignano che trae origine il “Carmione”, un blend del 2022 composto da: 70% Sangiovese, 15% Cabernet Sauvignon, 5% Cabernet Franc, 10% Merlot.
Nessun Carmignano DOCG può essere in purezza. Ricordiamo come già nel 1716 il Granduca Cosimo III de’ Medici ebbe l’intuizione, ben sessant’anni prima dei francesi, di delimitare il territorio e regolarlo con leggi speciali per preservarne la qualità, scegliendolo come una delle quattro zone votate alla vinicoltura: Chianti, Pomino, Carmignano e Valdarno Superiore. A norme e limiti territoriali ben precisi corrispondeva una denominazione.
Affinato per circa 12 mesi in barrique di legno francese, il “Carmione” è messo in commercio dopo due anni. È un vino intenso, alla vista impenetrabile, al naso un’esplosione di frutti e note erbacee. Ha un retrogusto di durone, una buona acidità, è duttile ed è risultato ottimo nell’abbinamento con le polpette, piatto casalingo e intramontabile, reso ancora più speciale dalla mortadella di Prato, presidio Slow Food.
Il terzo vino degustato, “I Sassi di Lolocco”, è un Rosso toscano IGT Merlot 100% in purezza, uno dei vitigni più difficili da trattare. Per avere struttura, necessita di un terreno vocato, in questo caso contraddistinto da un’alta presenza di argilla. È un vitigno precoce che matura prima di tutti, circa due settimane prima del Sangiovese. Viene affinato per 24 mesi in barrique nuove al 100%. Violaceo, quasi nero, questo vino ha una struttura importante e sentori di mora e cioccolato. È stato abbinato a un risotto strepitoso al blu, con fichi secchi e noci.
Il territorio di Carmignano è noto per l’antica tenuta di caccia dei Medici, risalente al XVI secolo: il celebre Barco Reale. Ottima la scelta di cucinare il fagiano in umido su crema di patate, per ricreare l’atmosfera della zona e abbinarlo a un Carmignano Riserva DOCG: 70% Sangiovese, 15% Cabernet Sauvignon, 5% Cabernet Franc, 10% Merlot. Si tratta del “Circo rosso”, il cui nome nasce da un’idea del pittore Marcello Scuffi, autore delle quattro etichette di questi vini biologici, davvero bellissime.
Viene vinificato in tank di acciaio a temperatura controllata per circa 25 giorni e affinato per circa 18 mesi in barrique di legno francese di primo e secondo passaggio. Presenta un colore rubino molto intenso e ha sentori di frutta a bacca rossa e nera. Ottimo, equilibrato, persistente. “Per fare un vino buono ti guidano i tannini che devono essere maturi. In vigna si decide la giusta maturazione fenolica, si decide la vendemmia, si raccoglie l’uva in cassette da 15 kg, la si mette in frigo, la si raffredda uno o due giorni a 8 gradi, poi si procede con la diraspatura. Più si riesce a mantenere il chicco integro, migliore il vino sarà”.
Grande la cura, la passione e l’amore che sono trapelati dalle parole di Fabrizio Pratesi.