Da poche ore ho concluso la mia esperienza di due giorni a Montalcino in occasione di Benvenuto Brunello, un evento che quest’anno ha celebrato il Brunello 2020, tra gli altri, e che mi ha permesso di immergermi nel cuore della denominazione. Ammetto, però, di non essere riuscito a degustare un numero elevato di campioni – una ventina circa. Qualcuno potrebbe chiedersi: “Solo venti in due giorni?”. In realtà, la dinamica stessa delle degustazioni ai banchi, in mezzo a centinaia di appassionati, non permette di approfondire come vorrei, ma offre un’ottima occasione per farsi un’idea generale. E l’annata 2020, a mio avviso, rappresenta un vero punto di svolta per questo territorio.

I campioni che ho assaggiato mi hanno colpito per la loro precisione e la capacità di interpretare un’annata non straordinaria ma sicuramente interessante. È un’annata che, pur non essendo potentemente espressiva come la 2019, si rivela elegante, fine e con un’eccellente bevibilità. Le 2020, almeno tra quelle che ho avuto modo di provare, mi hanno convinto: vini raffinati, dal grande equilibrio e dalla crescente qualità generale della denominazione. Già oggi sono in molti casi godibili, mentre in altri l’uso del legno – forse un po’ accentuato – richiede un’attesa, ma non troppo lunga.

Non definirei questa 2020 anonima: è un’annata dal fascino sottile, caratterizzata da note floreali, sapidità e una piacevolezza immediata che potrebbe rappresentare un ponte verso un pubblico più ampio. Questa accessibilità è, secondo me, il vero punto di svolta: questi Brunello possono avvicinare anche chi non è un “rossista” o chi è più interessato a rossi meno impegnativi. E se qualcuno dicesse che “il Brunello è un’altra cosa”, mi permetto di dissentire: il Brunello è, e deve essere, l’espressione del Sangiovese di Montalcino. Non deve necessariamente essere opulento o aspettare dieci anni per essere bevuto. Eleganza e godibilità immediata (entra in commercio dopo 5 anni dalla vendemmia) possono convivere con longevità e profondità.

La quattro giorni di Montalcino (14-18 novembre) ha offerto molto di più. Tra gli eventi, il 33° Benvenuto Brunello ha visto il celebre regista Ferzan Ozpetek svelare la mattonella celebrativa dedicata alla vendemmia 2024, intitolata Blue Note. L’opera è stata realizzata nel 1982 con una tecnica a gessetti colorati durante un periodo in cui Ozpetek viveva a Roma, lavorava come corniciaio e coltivava la passione per la pittura. Alcuni di quei lavori sono stati inseriti nei suoi film, come il poster iconico di Le Fate Ignoranti.

Non sono mancati poi i riconoscimenti, come il 33° Leccio d’Oro, assegnato a locali con carte vini straordinarie per rappresentatività della denominazione. Tra i vincitori, il ristorante Tre Dita di Chicago e l’enoteca Wine Watch di Fort Lauderdale spiccano tra le realtà internazionali, mentre in Italia si distinguono Villa Maiella in Abruzzo e Il Garolafo Wine ad Avellino. Un premio speciale è andato all’Enoteca Pitti Gola e Cantina di Firenze, emblema di cura e selezione di grandi etichette.

Dal punto di vista economico, il focus sul mercato americano, e in particolare sui 17 stati del Sud, ha messo in luce un trend positivo, con un +19% a volume e +14% a valore nei primi nove mesi del 2024. In quest’area, il Brunello è il vino toscano più amato, coprendo il 51% dei consumi statunitensi di questa categoria. Gli incrementi più significativi si sono registrati nei canali off-trade e nei wholesaler come CostCo, con performance di vendita eccezionali nei segmenti di lusso (bottiglie sopra i 50 dollari).

In conclusione, Montalcino ha saputo ancora una volta dimostrare la vitalità e la versatilità del suo Brunello, capace di attraversare annate diverse mantenendo alta la qualità. Non vedo l’ora di seguire l’evoluzione della 2020 nei prossimi anni, ma già ora mi lascia con ottime sensazioni: è un’annata che porta freschezza, accessibilità e – soprattutto – passione.