La Toscana negli ultimi anni si sta facendo conoscere anche per la produzione di bollicine con etichette di altissima qualità; Milko Chilleri, RossoRubino.tv e Sara Cintelli, The WineLinker, hanno guidato un’esperienza sensoriale attraverso cinque tra i migliori rappresentanti degli spumanti toscani prodotti con Metodo Classico e Metodo Charmat.
Mercoledì 5 luglio, nell’elegante sala dell’Harry’s Bar The Garden, cinque produttori, provenienti da cinque diversi territori della Toscana, hanno presentato i loro spumanti: Carpineto di Greve in Chianti – “Il Farnito” Spumante Brut, Principe Corsini di San Casciano in Val di Pesa – Spumante Rosè, Tenuta Mariani di Mssaciuccoli – “Il Segreto” Spumante Brut MC 2019, Usiglian del Vescovo di Palaia – Bruvè Rosè Brut MC 40 mesi, Podere La Regola di Riparbella – L’Eccezione 60 Brut Nature MC Millesimato 2015 60 mesi.
La storia delle bollicine, il «vino spumeggiante», ha origini antiche: i romani consumavano vini frizzanti e sapevano come formare anidride carbonica in recipienti chiusi o aperti. Nel XVI secolo nella regione della Champagne in Francia inizia ad essere prodotto, per competere con i vini della Borgogna, il vin gris, un vino rosso naturalmente frizzante che aveva il difetto di rifermentare nelle bottiglie facendole scoppiare. Perché le bottiglie esplodevano? La Champagne è la regione più a nord della Francia e le fermentazioni all’epoca non venivano svolte bene, lasciando nelle bottiglie un residuo zuccherino più alto e in primavera, con il rialzo delle temperature, la bottiglia esplodeva. Dom Pierre Pérignon, monaco benedettino dell’Abbazia di Hautvillers, fu il primo a vinificare e mantenere separate le uve provenienti dai vari cru, ritenendo che ogni singola vigna avesse delle proprie qualità specifiche. Mise quindi a punto la pressatura soffice per fare in modo che i vini non fossero più gris ma blanc, capì inoltre che unendo vini di vigneti diversi il risultato finale era superiore e chiamò questa tecnica Assemblage. Per risolvere il problema dell’esplosione delle bottiglie introdusse l’utilizzo di una bottiglia più pesante e progettò un tappo in sughero, al posto di quello di legno, a forma di cono per la chiusura ermetica delle bottiglie.
Dobbiamo aspettare l’inizio dell’Ottocento per la nascita del Metodo Classico in Italia: in Piemonte i conti di Sambuy iniziarono a coltivare alcuni vitigni francesi (Pinot Nero, Viognier e Chardonnay) per produrre vini spumanti su modello di quelli della Champagne. Carlo Gancia nel 1865 mise a punto la produzione di spumante italiano utilizzando le tecniche di lavorazione del Metodo Champenoise.
Carpineto produce spumante dal 1982 ed è stata la prima azienda nel Chianti Classico a mettere sul mercato bollicine da Metodo Charmat, mentre Franciacorta è il primo vino italiano prodotto con il metodo della rifermentazione in bottiglia ad aver ottenuto nel 1995 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
Per quanto riguarda il processo di produzione, lo spumante si ottiene dalla prima o dalla seconda fermentazione alcolica di uve fresche, di mosto di uve o di vino ed è caratterizzato, alla stappatura della bottiglia, da uno sviluppo di anidride carbonica proveniente esclusivamente dalla fermentazione.
A seconda dello stile di vino che un’azienda vuole ottenere, può essere usato il Metodo Martinotti o Charmat della rifermentazione in autoclave oppure il Metodo Classico con rifermentazione in bottiglia; anche se in realtà esistono altri metodi, questi sono i più frequenti e la caratteristica comune è la seconda fermentazione. Il Metodo Martinotti deve il suo nome alla persona che lo ha brevettato, affinato poi dal francese Charmat. Inizialmente al vino vengono aggiunti i due fattori principali che determinano la fermentazione, ovvero i lieviti e lo zucchero. Il vino viene trasferito in una cisterna d’acciaio a temperatura controllata per la seconda fermentazione che prevede la formazione delle bollicine, completandola in circa sei mesi, anche se i tempi sono soggettivi da produttore a produttore. Con il filtraggio i vini vengono passati in un filtro resistente all’alta pressione per la rimozione di eventuali sedimenti. Con il dosage viene aggiunta una miscela di vino e zucchero prima del passaggio in bottiglia. Il Metodo Classico è lo stesso procedimento del Méthode Champenoise ma per ragioni di esclusività, non possiamo utilizzare questa denominazione sulle etichette italiane. È un metodo che prevede un investimento da parte delle aziende perché il processo di produzione è più lungo e più complesso e, di conseguenza, anche quello che fa nascere vini più interessanti.
Andiamo a conoscere le bollicine presentati durante la degustazione e le loro aziende.
Carpineto: l’azienda sorge nella frazione di Dudda, all’interno del comune di Greve in Chianti (FI). Nata nel 1967 da Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo, è la testimonianza di come i progetti solidi possano durare nel tempo perché ancora oggi le due famiglie lavorano insieme gestendo cinque tenute di 500 ettari. La spumantizzazione era nel DNA di Sacchet, allievo della scuola di Conegliano, tanto che dal 1982 Carpineto è divenuta la prima azienda toscana a produrre spumanti, in un territorio vocato ai rossi.
Farnito Brut è il prodotto di punta dell’azienda per le bollicine ed è presentato in una bottiglia molto elegante. Realizzato con Metodo Charmat con uno Chardonnay in purezza proveniente dalla tenuta di Montepulciano, la base viene lasciata almeno 4 mesi in barrique e poi trascorre 9-10 mesi sui lieviti. È una bollicina che non impegna la bocca: spicca una nota floreale, frutti bianchi che accattivano il naso e poi emerge una nota sapida molto interessante che deriva proprio dalla composizione del terreno della zona di Montepulciano.
Principe Corsini: sita nel comune di San Casciano in Val di Pesa, nella suggestiva tenuta di Villa Le Corti, nel 1992 è stata acquistata dai Principi Corsini, una delle più antiche famiglie fiorentine. A gestirla è Duccio Corsini. Spumante Rosé Principe Corsini viene realizzato con Metodo Charmat, è ottenuto da Sangiovese in purezza per una scelta dettata dal territorio. Le uve vengono sottoposte a fermentazione del mostofiore per 24 giorni a 14°, cui seguono affinamento in acciaio ed elevage sui lieviti per 12 settimane. Si percepiscono sentori di lampone appena raccolto, petali di rose, pesca bianca e scorza di mandarino.
Tenuta Mariani: nel territorio di Massaciuccoli, nella lucchesia, in un territorio equidistante da colline, lago e mare, Ido Mariani, dopo anni trascorsi a lavorare nelle vigne francesi durante la vendemmia, ha avviato la spumantizzazione con Metodo Classico e Charmant. Segreto Brut 2019 è la prima bollicina prodotta dall’azienda, realizzata con Metodo Classico, ha una componente di 70% Pinot nero e 30% Chardonnay. La fermentazione si svolge in acciaio così come l’affinamento che ha una durata di circa 6-8 mesi; dopo l’assemblaggio resta in bottiglia sui lieviti per 36 mesi e a gennaio viene sottoposto a sboccatura manuale. Non presenta zuccheri aggiunti ed ha una bella struttura; i sentori sono di crosta di pane e lieviti.
Usiglian del Vescovo: ubicata nelle terre di Pisa, nel comune di Palaia, le sue origini risalgono al Medioevo e più precisamente al 1078 con la donazione, da parte di Matilde di Canossa, del terreno al Vescovo di Lucca, il quale decise di iniziare a piantare delle viti per produrre il vino necessario ad officiare la messa. Le fonti tramandano che la prima vendemmia si sia svolta nel 1085 nel nome di Usiglian del Vescovo. Il terreno, risalente all’era pliocenica, è ricco di sabbia e fossili, a testimonianza della presenza del mare. Bruvè è uno spumante marino rosato 100% Sangiovese, le cui uve non vengono diraspate ma fermentate intere. Realizzato con Metodo Charmat, svolge fermentazione in acciaio e 40 mesi di affinamento sui lieviti. Il colore è un rosa melone molto accattivante e ha una particolare freschezza e mineralità, non sprigiona soltanto sentori floreali ma soprattutto di lieviti, ricordi di croissant e un perlage molto elegante.
Podere La Regola: sulla costa della Val di Cecina, nel comune di Riparbella, accanto ai vitigni autoctoni di Sangiovese e Vermentino, Podere La Regola ha impiantato vitigni francesi a bacca bianca e rossa per la produzione di tre spumanti. Questo vino si presenta proprio come un’eccezione alla regola che rispecchia la filosofia dell’azienda, la quale fino agli anni Novanta era focalizzata su una produzione ad uso interno. Grazie alla scoperta che in questo territorio esistevano vigneti già al tempo piantati degli Etruschi, è nata la volontà di dare un’identità aziendale dedicandosi alla produzione di vini “etruschi” e, successivamente, dal 2003, di spumanti. Amanti dello Champagne, decidono di piantare il Manseng e di utilizzare una piccola percentuale di Chardonnay a saldo. La base viene sottoposta a fermentazione e affinamento sui lieviti per 60 mesi-.Il terreno fossile fa risaltare nel calice la sapidità e la mineralità del vino, regalando un sorso profondo e di grande persistenza.
A conclusione della serata, il sommelier Naso D-Vino, alias Michele Nasoni, ha presentato il suo libro ONE: oltre ogni Nuova Emozione, pensato e scritto per essere letto un capitolo alla volta, sorseggiando un calice di vino. Un libro senza tecnicismi delle degustazioni per portare il lettore verso un’esperienza sensoriale: “Il mio sogno è regalare emozioni con il vino. Racconti, aneddoti e storie. Ricordi. Memorie lontane. Il vino, un viaggio sensoriale, dentro ognuno di noi. Storia, cultura, civiltà, tradizione e progresso. Sapori e profumi. Sensazioni. Emozioni!” spiega l’autore.
La serata sulle bollicine toscane è stata realizzata in collaborazione con Fisar Firenze e l’azienda Pulltex di Monteriggioni.
Il calendario degli eventi organizzati dell’associazione VinoPeople è consultabile sul sito www.vinopeople.it