Mercoledì 31 maggio, nell’affascinante cornice dell’Hotel Marriot Ac Firenze, cinque produttori toscani hanno presentato i loro rosati nel corso della degustazione condotta da Milko Chilleri e Sara Cintelli.
Cinque rosati provenienti da zone diverse della Toscana a testimonianza che il rosato nella nostra regione assume declinazioni diverse in base al territorio: Poggio alle Monache di Asciano – Rosa Briosa 2022 Ancestrale, Fattorie Giannozzi di Barberino Tavarnelle – Flamingo! IGT Toscana Rosato 2022, Lecci e Brocchi di Castelnuovo Berardenga – Il Meticcio IGT Toscana Rosato 2021, Agriturismo Bagnaia di San Quirico d’Orcia – MaLamore Orcia DOC Rosato 2022, Fattoria Santo Stefano di Greve in Chianti – IGT Toscana Rosato 2022.
I rosati in Toscana stanno prendendo sempre più campo e da qualche anno i produttori si sono avvicinati al Rosato perché è un vino che sta affiancando il cambiamento in atto sulle nostre tavole di prediligere una cucina leggera e meno impegnativa. Profumi fruttati e floreali, in bocca rilasciano sensazioni di piacevole freschezza grazie alla levità del tannino. Sono vini pensati per realizzare un prodotto che vada in contro a nuovi gusti e nuovi palati.
La storia del rosato si sta delineando grazie al graduale abbattimento del pregiudizio di considerarlo un vino da donne. Che sia stato il colore tendente al rosa ad aver creato questo preconcetto? Il rosato non è un vitigno o un tipo di uva o una miscelazione di vino bianco e nero, ma viene prodotto con uve a bacca nera, in modo particolare sangiovese.
Il processo di produzione inizia con una soffice pigiatura del grappolo – in modo da ricavare il succo – e la macerazione del mosto senza contatto con le bucce per proseguire poi con i passaggi della vinificazione in bianco, vale a dire fermentazione in contenitori di acciaio o cemento, svinatura e imbottigliamento. Il rosato ottenuto risulta tenue nel colore e nella struttura, delicato e con una buona estrazione di aromi primari floreali e fruttati. Altresì il rosato può fare anche una breve macerazione sulle bucce dal momento che, di fatto, è un vino tecnico per cui azienda ed enologo possono deciderne tipologia, punto di colore e struttura. I rosati possono essere realizzati con metodo Martinotti, Classico e Ancestrale.
Andiamo a conoscere i rosati che sono stati presentati durante la degustazione e le loro aziende.
Poggio alle Monache: Nelle Crete senesi, in località Chiusure ad Asciano, vicino all’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, sorge la Tenuta di Poggio alle Monache. Nata intorno al 1200, faceva parte delle proprietà del Monastero di Santa Marta per poi passare a nobili famiglie come i Piccolomini D’Aragona. Oggi a gestire la fattoria è Alessandra Giardi insieme al marito Alessio Magi e alla figlia Caterina. Già nel 1300 su questi terreni venivano prodotti vini bianchi profumati e dal 1600 vini rossi come ad esempio il Vino stretto, realizzato con metodo alla portoghese. Rosa briosa è un vino rosato frizzante sapido con note di gelsomino, lamponi e pompelmo, realizzato con sangiovese e vitigni autoctoni. Le uve vengono raccolte manualmente e sottoposte ad una pressatura soffice; la decantazione è statica a freddo e la fermentazione avviene prima a temperatura controllata in acciaio, poi interrotta vicino alla sua conclusione con l’ausilio del freddo e poi terminata in bottiglia per almeno tre mesi.
Fattorie Giannozzi: Nelle campagne dell’antico borgo medievale di Marcialla, tra gli autentici paesaggi del Chianti e della Valdelsa, la Villa cinquecentesca di Marcialla faceva parte delle proprietà dei Conti Ulivi. La famiglia Giannozzi, nella produzione e nel commercio vitivinicolo dal 1700, acquistò la villa e i terreni dai Conti ed è oggi alla undicesima generazione con Bernardo Giannozzi. Flamingo! è un vino rosato con intense sfumature di corallo e oro rosa, caratterizzato da note di melograno e geranio. Viene prodotto con uve di appezzamenti esposti sui versanti più freschi, diraspate e sottoposte ad una soffice pressatura a freddo; con la fermentazione a temperatura controllata si sprigionano gli aromi secondari tropicali e a fine fermentazione viene raffreddato.
Lecci e Brocchi: Nel territorio di Castelnuovo Berardenga, a sud del Chianti classico, nel 1970 Vasco Lastrucci acquistò il podere Lecci e Brocchi dal parroco di Villa a Sesta. Il nome derivava dalla forte presenza di lecci infestanti che una volta tagliati assumevano il nome di brocchi. Un terreno sassoso e ricco di minerali sul quale la famiglia decide di iniziare a piantare la vite. Oggi l’azienda è gestita da Sabrina Lastrucci e dal figlio Giovanni. Meticcio è un rosato caratterizzato da un colore rosa scarico con riflessi rubino. Le uve (Sangiovese, Canaiolo nero e Colorino) vengono diraspate e il mosto viene estratto attraverso una pressatura immediata. Per evitare di estrarre troppo colore dalle bucce, non viene effettuato alcun giorno di macerazione sulle bucce. Viene effettuata una criomacerazione in pressa per otto ore con ghiaccio secco, dopo di che avviene la fermentazione alcolica in vasche d’acciaio a temperatura controllata per venti giorni.
Azienda agricola Bagnaia: a pochi passi da San Quirico d’Orcia, nel parco artistico naturale della Val d’Orcia, Giovanna Santi e il marito Nico Olivieri si occupano personalmente dei campi, delle vigne e della vinificazione. MaLamore è un rosato 100 % sangiovese, dal colore rosa cerasuolo e note fruttate e floreali. È un rosato da salasso: brevissimo contatto con le bucce per poi essere affinato e stabilizzato in contenitori di acciaio inox. Bagnaia è il luogo ideale per chi ama la tranquillità, il buon vino e l’ottima cucina toscana ma anche per chi preferisce le visite alle città d’arte, le passeggiate a cavallo o il tracking in montagna e in collina e, perchè no, una bella sauna alle terme, questa terra è davvero un piccolo paradiso e l’Agriturismo Bagnaia vi garantirà una vacanza all’insegna della migliore tradizione Toscana.
Fattoria Santo Stefano: Immersa nelle colline di greve in Chianti, deve il suo nome alla chiesa sconsacrata di Santo Stefano Collegalle. Nel 1961 la tenuta venne acquistata dall’avvocato Mauro Bandinelli che ne assunse la conduzione dei vigneti trasmettendo la passione per la terra ai figli Maria, Chiara, Anna, Bruno, Agostino ed Elena. L’azienda venne così riorganizzata e i fratelli reimpiantarono nuovi vigneti investendo inoltre sulla vinificazione e l’affinamento. Il Rosato richiama la ciliegia nel colore è nato da un bisogno dell’azienda di affiancare un vino fresco, dissetante ma corposo ai rossi per i periodi estivi. È 100% sangiovese usato anche per il Chianti classico. Dopo la tradizionale pressatura viene liberato dalle bucce attraverso il salasso e portato a fermentazione in bianco con il solo succo dell’uva in tini d’acciaio.
La serata di degustazione dei rosati toscani è stata realizzata in collaborazione con Fisar Firenze e l’azienda Pulltex di Monteriggioni.
Foto e video a cura di Gilberto Bertini