Dal 4 al 6 marzo il Consorzio Tutela Vini Colline Teramane ha organizzato la terza edizione de “La Nostra anteprima – The cool on the hills” presso la Sala Ipogea e la Pinacoteca Civica di Teramo per scoprire e approfondire il patrimonio vinicolo della provincia. Tre giorni dedicati al pubblico e agli operatori con degustazione ai banchi di assaggio presso la Pinacoteca Civica, e con tre Masterclass focalizzate sulle denominazioni tutelate dal Consorzio presso la Sala Ipogea di Teramo.
L’evento è stato anticipato da due giornate dedicate alla stampa di settore, con la presenza di circa 40 giornalisti specializzati nei settori vino e turismo da tutta Italia. Un programma a loro dedicato per degustare in anteprima le nuove annate di prossima immissione sul mercato di Montepulciano d’Abruzzo DOCG, comprese alcune riserve.
Le vendemmie in degustazione spaziavano su diverse annate – dalla 2021 alla 2016 – perciò il nome “La nostra anteprima”: una versione particolare, rispetto ad altre denominazioni, perché non può esserci omogeneità e raffronto coerente tra vini che escono sul mercato con tempistiche così tanto diverse, da condizioni climatiche inevitabilmente differenti.
Fatta questa premessa, va da sé che un vino così possente, strutturato, concentrato come il Montepulciano d’Abruzzo, abbia dato qualche accenno di equilibrio tra i campioni degustati (39 in tutto, tra annata e riserva, di cui molti da botte o vasca) solo nelle versioni con qualche anno sulle spalle.
I vini più giovani hanno mostrato spesso – ahimè – imprecisioni sia olfattive che gustative, con inevitabili segni di immaturità, irruenza tannica e beva ancora lontana dalla piacevolezza. Tutto questo fa pensare che, come per tante altre anteprime che si organizzano lungo tutto lo Stivale, sarebbe forse da ripensare la tipologia di evento e presentare agli astanti assaggiatori vini quantomeno imbottigliati da qualche mese, per consentire un assaggio più obiettivo e che renda il giusto valore al vino proposto.
Secondo il Presidente del Consorzio, Enrico Cerulli Irelli, il vitigno più conosciuto e diffuso della produzione abruzzese a livello commerciale è il Montepulciano d’Abruzzo: “Non avendo voluto togliere dal nome della denominazione la parola Montepulciano, necessariamente il nostro vino viene percepito come tale, non essendo ancora il nome Colline Teramane forte abbastanza” racconta. “Nella migliore delle ipotesi, si percepisce che il nostro vino è un Montepulciano d’Abruzzo che si produce nella provincia di Teramo. Da un punto di vista di rapporto col mercato, questo si traduce in una difficoltà a creare domanda sulla nostra denominazione, entrare nelle carte dei vini, ecc. Dobbiamo essere bravi noi a forzare il mercato e far conoscere i nostri vini. Da questo punto di vista il consorzio ha cercato di andare incontro alle esigenze dei produttori modificando il disciplinare riducendo il tempo di affinamento della versione più giovane, ad un anno dopo la vendemmia, permettendo così la riduzione di costi di produzione e l’uscita sul mercato con vini più freschi, più giovani che hanno un loro canale. Questo è servito a sbloccare la produzione e farla crescere del 50%, passando da 400.000 bottiglie, cifra a cui siamo stati inchiodati per lungo tempo, alle 600.000 in un paio d’anni, ma i numeri devono crescere ancora”.
L’estero rappresenta oggi circa il 60% dei mercati, all’interno dei quali le Colline Teramane sono abbastanza conosciute e ricercate.
Dopo la degustazione servita nella Sala Ipogea, la stampa ha partecipato agli assaggi diffusi tra i desk allestiti presso la Pinacoteca di Teramo, alla presenza dei produttori. Di grande spessore e calore il confronto con le aziende, degustando altri vini disponibili, tra le produzioni di ogni cantina.
Dalle bollicine metodo classico e charmat, vini bianchi e rosati fermi, sia da autoctoni che da vitigni internazionali (questi ultimi in minoranza, per la verità), dove si è capito come la Colline Teramane siano una zona vinicola a cui non manca niente dal punto di vista della varietà, qualità dei risultati e dell’unione di intenti dei vignaioli. Ed è qualcosa che va raccontato e fatto conoscere sempre di più.
“Una delle cose che abbiamo sicuramente saputo costruire in questi anni, è quella della capacità di lavorare insieme” racconta il Presidente, e prosegue: “una cosa che non esiste nel resto dell’Abruzzo, una comunità così unita e coesa nella comunione di intenti e di identità che si alimenta e si rafforza costantemente. Questa è una cosa che abbiamo costruito col tempo ed è forse il nostro patrimonio principale” conclude Cerulli.