“Circa il podere di Chianti, io dico che a me piace più presto di comprare che tener danari; e se detto podere è cosa buona, a me pare da tòrlo a ogni modo e massimo [es]sendo buon sodo, come mi scrivete. Ma ben mi par da vederlo prima e, piacendovi, tòrlo a ogni modo e non guardare in cinquanta scudi: e così vi do commessione che, piacendovi, voi lo togliate a ogni modo e non guardiate in danari e a avvisiate; e subito vi farò pagare costà quello che monterà.”
Sono le parole che Michelangelo Buonarroti nell’Aprile del 1549 scrive a suo nipote Leonardo, dove esprime il suo interesse per la Tenuta La Torre di Castellina in Chianti, che nel Giugno dello stesso anno acquisterà per 2.300 fiorini.
La storia di questa realtà vitivinicola del Chianti Classico è raccontata nel libro di Vito De Meo “Il Chianti di Michelangelo” edito da Press Archeos, ucito nel 2020 e presentato ufficialmente Martedì 25 Ottobre presso la Libreria Salvemini di Firenze.
“Questa ricostruzione nasce dalla volontà della famiglia Bucciarelli, i cui terreni anticamente rientravano nelle proprietà di Mechelangelo Buonarroti, si tratta dell’antico podere La Torre.” – racconta l’autore Vito De Meo – “una ricerca abbastanza lunga che mi ha permesso di ricostruire gli assi patrimoniali con annesse le singole unità poderali della famiglia Buonarroti, anticamente vocate alla viticoltura. Grazie a questo lavoro oggi possiamo affermare con scientificità e sicurezza, quali fossero le particelle dove i Buonarroti raccoglievano l’uva che poi sarebbe diventata vino. Parliamo della tenuta La Torre nel comune di Castellina in Chianti nella frazione di San Giorgio alla Piazza, appartenuta anticamente alla famiglia dei De Nobili che comprendeva: La Torre, il Podere Casavecchia, il Podere Casanova ed una parte del podere Grignanello.”
Michelangelo ha vissuto tutta la sua vita provando una avarizia estrema e con il terrore di rimanere senza soldi, aveva infatti una premura eccessiva nei confronti della propria famiglia, alla quale assicura un adeguato sostentamento anche grazie all’aquisto di questa proprietà. Un lavoro quello di De Meo molto preciso e ben illustrato, al suo interno troviamo infatti anche copia dell’atto di acquisto della tenuta chiantigiana datato 18 Giugno 1549, dove si legge evidenziato in rosso il nome di Michelangelo definito “Egregium Sculpoterm”.
Il lavoro è stato promosso e finanziato dalla famiglia Bucciarelli che si insedia a Podere Casanova già nel 1926, oltre alla conduzione del podere esercitavano l’attività di conto-terzisti. Rimasero mezzadri fino al 1980, quando con l’avvento della nuova generazione, rappresentata dai figli Massimo e Riccardo, i Bucciarelli firmarono il compromesso per l’acquisto del podere. Era esattamente il 20 novembre 1982. In tutta la zona è l’unica famiglia di mezzadri a possedere, lavorare e vivere ancora nell’antico podere di provenienza.
Oggi producono e imbottigliano il loro Olio, ben quattro linee IGT, l’annata del Chianti Classico D.O.C.G., il Vinsanto e la celebre Riserva del Bucciarelli, vero fiore all’occhiello dell’azienda.
Dai Buonarroti ai Bucciarelli, il vino dell’Antico Podere Casanova non è solo un prodotto realmente indicato nel territorio, apprezzato dai locali quanto dagli stranieri, ma porta con sé, in ogni sorso, la poderosa eredità della Storia.