Dalla fama alla frode: la verità sull'extravergine Italiano

Il recente scandalo sull'olio extravergine ha riportato alla ribalta una questione che troppo spesso viene ignorata.

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Le recenti indagini sull’illecita contraffazione alimentare, concentrate sull’olio extravergine di oliva, rivelano una pericolosa tendenza coinvolgente numerosi ristoratori nel Paese. Questi individui, spesso lodati come custodi della tradizione culinaria, sembrano invece adottare pratiche discutibili per risparmiare, offrendo ingredienti di dubbia provenienza ai clienti, che vengono così ingannati.

Secondo le indagini, il prodotto sospetto, acquistato a un prezzo di 3 euro al litro, è una complessa miscela di olio di semi, clorofilla per conferire un colore verde simile all’extravergine di qualità e beta carotene per alterarne il sapore. Tale combinazione può essere dannosa se consumata in eccesso, causando problemi come irritazioni cutanee e aumentando il rischio di cancro al polmone per i fumatori. Inoltre, il consumo di beta carotene è sconsigliato durante la gravidanza e l’allattamento. La mancanza di tracciabilità degli oli di semi utilizzati aumenta ulteriormente il rischio di reazioni allergiche.

Purtroppo, non è la prima volta che si scoprono casi del genere, quindi la situazione non sorprende più di tanto. È evidente che alcuni operatori del settore, pur mascherandosi da difensori della tradizione, non hanno imparato nulla dalla recente pandemia. In passato, quando i loro locali erano deserti a causa della mancanza di turismo, si sono lamentati pubblicamente, ignorando il loro contributo alla situazione. È significativo notare che molti dei locali sotto inchiesta sono frequentati da pochi abitanti del luogo, dimostrando che gli italiani sono attenti e difficilmente ingannabili. Questo solleva riflessioni sulla mentalità e sul comportamento dell’italiano medio, che talvolta non rispetta adeguatamente uno dei tesori nazionali più preziosi: la cucina.

L’olio extravergine, almeno quello autentico, non può essere economico, considerando i costi elevati di produzione e la continua carenza dovuta ai cambiamenti climatici.

Se mi domandate se il ristoratore che acquistava quell’olio extravergine a 3 euro al litro fosse consapevole di acquistare tutto tranne la qualità, la mia risposta è sì. Gli italiani sono astuti, non ingenui.

Infine, non sorprende che lo scandalo coinvolga anche istituzioni prestigiose, come il bar-tavola calda del Ministero dell’Istruzione e del Merito in viale Trastevere. L’usuale scusa “non sapevo, me l’hanno venduto come extravergine a 3 euro” non sarà sufficiente a tranquillizzare nessuno.