“Il vino è il primo settore in termini di export dell’agroalimentare italiano, e nel complesso vale 12 miliardi di euro. I nostri imprenditori nel tempo hanno – oltre che venduto – anche insegnato cosa c’è dietro ad una bottiglia di vino. Nell’ultimo anno c’è stato, però, un attacco a livello globale sui consumi di vino: non sull’abuso, come sarebbe giusto fare, ma proprio sul consumo. E noi siamo quelli che più possono insegnare sul consumo moderato, sul consumo responsabile, parte della nostra cultura. Ma si tratta di un tema su cui auspichiamo anche l’aiuto da parte del Governo, per evitare danni reputazionali ed economici per l’industria del settore” ha detto Pallini.
“Vediamo un attacco a livello globale sui consumi di alcool, ma non all’abuso: si parla tout court di consumo. Per le nostre aziende c’è un danno reputazionale, oltre a problematiche economiche che il nostro settore si trova a combattere. Il vino è il primo contributore all’export agroalimentare italiano. Ma è importante – ha aggiunto la presidente Federvini – che i nostri rappresentanti parlino in Europa a voce alta, cosa che non sempre è avvenuto”. Per Federvini, “è molto importante che venga compresa la distinzione tra consumo moderato e consapevole e abuso e che questa sia portata avanti dal nostro governo in Europa e all’Oms, anche perché il rischio è che il vino possa uscire dagli accordi di libero scambio, se venisse inserito tra i prodotti considerati pericolosi per la salute”.
Con il vino, ha continuato Pallini, “esportiamo uno stile di vita italiano: in Italia il consumo è soprattutto condiviso, e ai pasti, a differenza di quanto avviene in altri Paesi. Si deve puntare a diffondere un bere consapevole e responsabile, in abbinamento con la tavola che fa parte della nostra cultura”.