Il cuore pulsante della tradizione vitivinicola italiana ha battuto forte durante la presentazione della prima indagine sul turismo del vino, realizzata dal Movimento Turismo del Vino in collaborazione con il CESEO – Centro Studi Enoturismo e Oleoturismo dell’Università LUMSA.

Palazzo Giustarini, a Roma, ha ospitato un evento esclusivo, moderato da Massimiliano Ossini, che ha riunito accademici, esperti del settore e istituzioni per tracciare il futuro dell’enoturismo.

“L’Italia ha tutte le carte in regola per essere il punto di riferimento globale per l’enoturismo”, ha dichiarato Dario Stefàno, presidente del CESEO. “Ma servono strategia, ricerca e una crescita sostenibile per mantenere il primato e offrire esperienze sempre più immersive e di qualità.”

L’indagine, curata dal professor Antonello Maruotti e dal suo team di ricercatori, ha coinvolto 237 cantine socie del Movimento Turismo del Vino, rivelando dati sorprendenti. Il 2024 segna una crescita del 24% del fatturato legato all’ospitalità, con un settore in costante espansione. Nonostante il 53% delle aziende abbia registrato un aumento dei ricavi, l’81% delle cantine segnala un incremento dei costi, mettendo a dura prova soprattutto le piccole realtà.

L’accoglienza resta un punto di forza: due produttori su tre accolgono personalmente gli enoturisti, trasformando ogni visita in un viaggio autentico tra storie, tradizioni e sapori. Ma non si tratta solo di degustazioni: l’esperienza in cantina si evolve. Il 33% delle aziende organizza picnic tra i filari, il 30% propone passeggiate in vigna, il 25% offre cene esclusive con il produttore e il 20% coinvolge gli ospiti in corsi di cucina.

L’innovazione bussa alle porte delle cantine, ma il processo è ancora lento. Se il 97% utilizza Facebook e il 96% Instagram per promuoversi, solo il 21% ha implementato un CRM per la gestione dei clienti e appena il 20% sfrutta l’intelligenza artificiale, soprattutto in ambito marketing e prenotazioni. Un gap da colmare per trasformare la digitalizzazione in un vero valore aggiunto. Questo dato non sorprende, considerando che lo scorso anno avevamo chiesto alle aziende in che modo l’intelligenza artificiale trovasse un’applicazione concreta all’interno del loro operato. (QUI L’ARTICOLO IN MERITO)

Ma il futuro dell’enoturismo non può prescindere dalla sostenibilità. Il 43% delle aziende è certificato BIO e il 38% segue pratiche di agricoltura sostenibile, superando di gran lunga la media nazionale. Un segnale chiaro: l’enoturismo italiano vuole coniugare tradizione e innovazione, offrendo esperienze che parlano di territorio, cultura e rispetto per l’ambiente.

L’indagine pone le basi per un turismo del vino sempre più strutturato e ambizioso. Con una visione chiara e un impegno condiviso, il settore può diventare un motore di sviluppo economico e culturale, capace di far innamorare ancora di più i viaggiatori di tutto il mondo del fascino irresistibile del vino italiano.

Accogliamo i risultati della ricerca e ci prepariamo a un confronto con i produttori.