“Mi perdo nella bellezza dei suoi tramonti e trovo sulla terra il mio paradiso”, così Eugenio Montale descrisse Ponza, isola magica con tanta storia alle spalle. Per molti studiosi Ponza era “Eea”, il covo della Maga Circe, e di certo costituì un punto strategico di navigazione, dato che in passato era ricco d’acqua dolce. Fu rifugio forzato di tanti antifascisti tra cui anche Sandro Pertini cui è dedicata la  suggestiva “Passeggiata” omonima, mini itinerario dei luoghi a lui cari.

Ho avvistato l’isola a fine mattinata. Tra bouganville e fichi d’India, mi sono apparse le casette colorate, cubi sparsi tra picchi e scogli a strapiombo sul mare turchese. Tutto intorno, una trina di cale e grotte. Dopo un giro a piedi per viuzze irte, sono riscesa in un piccolo ristorante enoteca,  il “Buco Divino”, di fronte al porto. Ho ordinato ricciola alla griglia, caponatina di melanzane e scarola passata in padella con capperi e olive. Per annaffiare il tutto,  ho scelto il “Vino di Bianca” della Cantina Taffuri Pouchain. Giallo paglierino, vivace, invitante. All’olfatto ho percepito profumo di giglio, ma anche gelsomino e note fruttate, melone bianco, mela. Già al primo sorso  i rimandi floreali sono stati confermati. Il gusto è leggermente agrumato con nuances minerali. L’affinamento di sei mesi “sur lies” conferisce morbidezza e rotondità alla beva. Un ben equilibrato blend di Biancolella, Sauvignon e Malvasia, prodotto sull’isola di Ponza, in provincia di Latina.

Investire nel vino in un’isola come questa può essere un rischio. Libeccio, mareggiate, salinità, terreno vulcanico, tutto può  mettere a repentaglio la produzione di vini, giustamente definiti “eroici”, eppure ci sono giovani enologi, aziende di regioni vicine, cantine e ristoratori locali che lavorano in loco per avere dei vini sapidi e interessanti.

Una storia di fatica, dedizione e amore tra uomo e natura che cominciò nel 1734 quando Carlo di Borbone decise di ripopolare le isole pontine e di assegnare degli appezzamenti a coloni ischitani. Ancora a Ponza esiste una rinomata azienda, le Antiche Cantine Migliaccio, che affonda le sue radici in questo provvedimento. Pare che le barbatelle di Biancolella siano arrivate in quegli anni a Ponza. Il vitigno era già coltivato sin dall’antichità a Capri, Ischia e Procida, importato dalla Corsica, dove era giunto grazie ai Greci.

Fu proprio per amore di Ponza che i romani Maurizio Pouchain e Marisa Taffuri nel lontano 1977 decisero di acquistare parte di un podere situato a Giancos, davanti al porto, per dedicarsi poi alla vitivinicoltura nel totale rispetto del terreno e con una lavorazione quasi esclusivamente manuale. Oltre al Vino di Bianca, dalla loro cantina, proviene anche il  Don Ferdinando, spumante “Mediterraneo”,  un metodo classico ottenuto da uve di Biancolella, Chardonnay, Sauvignon, Malvasia, Garganega e Incrocio Manzoni. Profumato e fruttato, lo immagino come completamento della tipica tiella, con polpo e olive, da gustare alla scoperta di Ponza.

Silvia Meacci
Sono scrittrice, giornalista e insegnante di italiano per studenti di tutto il mondo. Il mio sogno nel cassetto? Immortalare i gorilla nella foresta e trovare il senso della vita. Amo fotografare, scrivere, cucinare e parlare di cibo. Volete conoscere la  ricetta dello sciroppo di sambuco? La trovate a pagina 50 del mio libro: 'E ovunque donne che parlavano la mia stessa lingua'.