C’è un’Italia che si scopre lentamente, un passo dopo l’altro tra vigne antiche, borghi silenziosi e cantine che profumano di legno e di vino. È l’Italia dell’enoturismo, quella che non si racconta solo attraverso i calici, ma soprattutto attraverso le persone, le storie, i luoghi. A Vinitaly, nel cuore pulsante del vino italiano, il Movimento Turismo del Vino ha voluto raccontare proprio questa Italia: contemporanea, accogliente, in continua trasformazione.

Insieme al CESEO (Centro Studi Enoturistici e Oleoturistici) dell’Università LUMSA, MTV ha presentato la prima indagine sulla differenziazione territoriale dell’enoturismo italiano. Uno studio accurato, coordinato dal Prof. Antonello Maruotti, che ha coinvolto un campione rappresentativo di cantine socie del Movimento. Il risultato è una fotografia inedita e preziosa: l’enoturismo italiano non è un’esperienza standardizzata, ma un mosaico di identità, pratiche e sensibilità regionali.

Ogni territorio ha la sua voce

Nel Centro Italia, ad esempio, le cantine si distinguono per la varietà dell’offerta e per l’attenzione al contesto naturale: il paesaggio diventa parte integrante dell’esperienza, e accanto alla degustazione si trovano sempre più spesso laboratori, corsi e attività formative (presenti nel 42% delle cantine). Non solo vino, ma conoscenza, cultura, dialogo.

Nel Sud e nelle Isole, sorprende l’attenzione al digitale: le cantine del Mezzogiorno sono le più presenti online, spesso anche le più attive sui social, segno di una nuova generazione che punta su comunicazione e identità. Tuttavia, rimane una sfida importante: convertire visibilità in relazione. Solo il 13% delle cantine ha un wine club attivo, e la raccolta di contatti resta ancora debole, nonostante l’interesse del pubblico sia in costante crescita.

Nel Nord, soprattutto nel Nord-Ovest, le cantine brillano per professionalità e organizzazione: sono le più aperte nei fine settimana, ma risultano meno coinvolte nelle attività esperienziali e nella valorizzazione dei prodotti locali. Il Nord-Est invece si distingue per un’offerta premium più ricercata, in particolare in Friuli-Venezia Giulia.

Cantine che si trasformano in luoghi di esperienza

Il dato più chiaro? Le cantine italiane stanno cambiando. Il 95% propone visite guidate nei luoghi di produzione, l’87% abbina il vino ai prodotti tipici del territorio, ma oggi tutto questo è solo l’inizio. Crescono gli eventi culturali, le mostre in cantina, i picnic tra i filari, le passeggiate in e-bike tra i vigneti. L’enoturismo si apre così a nuove suggestioni: momenti di benessere, esperienze multisensoriali, percorsi lenti da vivere con il corpo e con il cuore.

“Le differenze tra i territori sono la nostra forza,” racconta Violante Gardini Cinelli Colombini, presidente del Movimento Turismo del Vino. “L’enoturismo non è più solo degustazione: è cammino, scoperta, condivisione. È accogliere anche le famiglie, gli sportivi, chi cerca relax o chi si avvicina per la prima volta al mondo del vino. Ed è per questo che la differenziazione sarà il cuore pulsante dell’edizione 2025 di Cantine Aperte.”

Uno sguardo verso Cantine Aperte 2025

Il prossimo anno, Cantine Aperte sarà molto più di un evento: sarà un invito a vivere il vino con tutti i sensi. Nelle cantine MTV si potrà partecipare a sessioni di yoga tra i vigneti, a laboratori di pittura en plein air, a ciclotour con tappe di degustazione, brunch al mare, spettacoli dal vivo e street food in stile wine festival. Ogni attività sarà pensata per raccontare la personalità di un luogo e offrire un’esperienza su misura, autentica, memorabile.

In un tempo in cui si viaggia non solo per vedere, ma per sentire e per ricordare, l’enoturismo italiano si dimostra pronto ad accogliere le nuove curiosità dei viaggiatori contemporanei. Con le radici ben piantate nella terra e lo sguardo aperto al mondo.

E così, sorseggiando un calice al tramonto, forse non stiamo solo degustando un vino, ma vivendo una storia. Di quelle che restano dentro, come certi profumi d’estate tra le vigne.