Lecci e Brocchi: vino, ospitalità e tradizioni familiari [VIDEO]

Azienda agricola situata nel comune di Castelnuovo Berardenga (SI), 4 ettari vitati posti a 420 s.l.m. a sud del Chianti Classico. Lecci e Brocchi nasce nel 1970 per volere di Vasco Lastrucci, oggi è una azienda biologica guidata dalla figlia Sabrina dal marito Giancarlo insieme al loro figlio Giovanni.

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Durante Vinitaly 2022 le aziende di qualità con le quali abbiamo potuto scambiare quattro chiacchiere sono state veramente tante. Tra queste, una delle realtà di grande valore è sicuramente una di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena. Il suo nome è Lecci e Brocchi della famiglia Di Grillo.

Sabrina Lastrucci, titolare dell’azienda, è stata la prima ad illustrarci la storia della loro attività. Inizialmente ci ha svelato che  Lecci e Brocchi era già la denominazione del podere quando il padre lo acquistò da un parroco nel lontano 1970. Il significato delle due parole che formano il nome è legato chiaramente alla vigna, infatti i lecci sono le piante spontanee che nascono tra le uve, mentre i brocchi sono i mozziconi dei lecci tagliati che poi vengono bruciati. – “A Siena però, il brocco è anche il cavallo che non sa correre in piazza” ci racconta Sabrina –  “così abbiamo deciso di riprodurre in una delle nostre etichette un cavallo al fianco dei lecci,  visto che anche a livello estetico ci convinceva molto”.

Passando alle caratteristiche del territorio, Sabrina prosegue – “L’altitudine della nostra vigna è medio/alta: ci troviamo a circa 420 metri sul livello del mare. Sicuramente è un’ area molto ventilata, perciò difficilmente troviamo della muffa tra i nostri grappoli: questo ci consente di vendemmiare più tardi, a piena maturazione delle uve”.

“Tra gli vitigni a farla da padrone è il sangiovese ovviamente, ma sin dal 2012 abbiamo creduto  in tutti i vitigni autoctoni. Coltiviamo infatti anche colorino, malvasia nera e canaiolo” – ci spiega ancora la proprietaria dell’azienda – “Inoltre, abbiamo anche impiantato una piccola quantità di malvasia bianca. Questa sarà destinata ad uno spumante che prenderà il nome di Femmina. Non a caso, la Malvasia bianca è l’unico vitigno femmina di tutto il Chianti Classico”.

A seguire nella presentazione dei prodotti di Lecci e Brocchi ci siamo fatti accompagnare da Giovanni Di Grillo, figlio di Sabrina, che si occupa della produzione dei vini in fattoria:

“La peculiarità di Lecci e Brocchi consiste nella nostra volontà di puntare a  fare vino in vigna e non in cantina. Questo cosa significa? Per noi vuol dire avere una cura particolare e dare una grande importanza alla materia prima. Siamo molto attenti a tutti i dettagli delle fasi produttive, in particolare alle gelate, che ormai sono sempre più comuni visti i cambiamenti climatici” –  Afferma Giovanni e prosegue:  “Altrettanto importante è avere molte accortezze, come lasciare progenie sugli speroni, ad esempio, che ci permette di non mancare la produzione dell’anno successivo”. Conclude: “Un altro elemento per cui siamo assolutamente fieri, è la certificazione biologica che hanno conseguito dall’annata 2019”.

Il Meticcio 2020 è il primo vino che abbiamo avuto modo di assaggiare,: è un rosato a base di canaiolo nero emalvasia nera, con saldo di foglia tonda e colorino. Questo è un vino proveniente dal vigneto più vecchio dell’aziend adatato 1970 e proprio lì troviamo un mix di vitigni autoctoni a bacca nera. Come ci descrive ancora Giovanni – “ovviamente tra gli altri c’è anche il sangiovese, noi però selezioniamo i suoi grappoli e li mettiamo da parte per un altro prodotto di valore. Questo rosato non nasce da salasso: l’uva viene vendemmiata appositamente per divenire un rosato. Subisce  una prima macerazione di qualche ora cui segue un contatto sulle bucce durante la pressatura, per circa 6-7 ore. Un rosato sui generis perché di grande carattere e struttura e può essere dunque abbinato anche a piatti importanti”.

Passando al bianco, abbiamo avuto modo di apprezzare il Sangiò 2020. Un sangiovese vinificato in bianco. – “L’idea di questo bianco nasce dal territorio. Infatti, il sangiovese, come detto, la fa da padrone qui da noi. Ma quale uva usare per fare un vino bianco se non si dispone di un vitigno a bacca bianca? Abbiamo così deciso di usare il sangiovese in maniera meno comuene rispetto al solito, quindi per produrre un vino bianco”.

Con passione Giovanni ci racconta poi i vari passaggi produttivi: “Il procedimento per produrre un vino del genere è sicuramente più facile a dirsi che a farsi. E’ fondamentale togliere le bucce al momento opportuno. In questo caso rimangono con il mosto solo durante la pressatura, perché la separazione parte liquida/parte solida deve essere quasi immediata per evitare che rilascino quel poco di colore. Il 70% di questo mosto svolge fermentazione alcolica in acciaio, mentre il restante 30% la esegue in barrique di media tostatura, dove svolge anche fermentazione malolattica”.

Questo vino è sicuramente una chicca dell’azienda perché fare un bianco fermo con il sangiovese non è una cosa per niente scontata.

Andando avanti negli assaggi, abbiamo il Chianti Classico DOCG 2019, con uve provenienti solo da vitigni autoctoni, di cui 90% di sangiovese e circa 10% tra canaiolo nero e colorino. La fermentazione alcolica avviene in acciaio e la malolattica in cemento: volutamente non si utilizza legno per far emergere l’autenticità di questo vino. Al naso presenta note minerali e il frutto è ben definito ed è proprio questa la sua caratteristica più importante: l’uva in primo piano.

Il quarto vino che abbiamo degustato è il Chianti Classico DOCG Ragonaia 2019. Le uve provengono da un piccolo vigneto presente in azienda ed è un vino  da Sangiovese in purezza. In questo caso, il metodo di vinificazione è completamente opposto rispetto al Chianti Classico d’annata perché effettua la fermentazione alcolica in legno e successivamente la fermentazione malolattica in cemento, fondamentale per tutti i  vini rossi aziendali, ed infine riposa 18 mesi n barrique di secondo passaggio.

Il Chiorba 2017 è un Chianti Classico Riserva dedicato al nonno materno, nonchè fondatore dell’azienda. Ultimo di tre fratelli, era chiamato  localmente “Il Chiorba” a causa della sua grossa testa. Questa riserva è prodotta con  sangiovese 90% e 10% tra canaiolo nero e colorino. La prima fermentazione viene svolta in acciaio, poi passa in cemento ed infine il vino trascorre 12 mesi in botti grandi di rovere di Slavonia. Un vino molto territoriale ed autentico.

Non poteva mancare poi un sangiovese in purezza rappresentato dal Chianti Classico DOCG Gran Selezione Celerarium 2015. E’ un prodotto che proviene da un’annata sicuramente vincente. Segue un altro processo di invecchiamento, infatti, dopo una sosta in cemento, trascorre 3 anni in tonneaux a cui ne seguono minimo  altri 3 in bottiglia prima della commercializzazione. Nello specifico, questa 2015 è entrata in commercio nel mese di settembre 2021.

Il Supertuscan Argento Vivo 2017 è un blend di sangiovese, malvasia nera, canaiolo nero e colorino. Questo vino nasce dall’idea di creare un IGT fuori dagli schemi. Svolge fermentazione alcolica in acciaio, poi segue un passaggio in cemento e due anni in tonneaux. Grande facilità di beva e una rotondità al palato molto piacevole.

Per concludere al meglio la nostra degustazione, Giovanni Di Grillo ci presenta il Passito di sangiovese. L’uva viene scelta accuratamente dopo essere stata lasciata ad appassire direttamente in pianta, selezionando i grappoli integri  senza la minima imperfezione.

Ormai la maggior parte delle cantine e delle aziende che producono vino hanno anche un occhio di riguardo rivolto all’accoglienza. Nel caso di Lecci e Brocchi abbiamo avuto modo di parlare con Pia Moscato, che  si occupa proprio di questa attività. – “Quattro anni fa  abbiamo acquistato il Podere Casato dove abbiamo creato la nostra struttura ricettiva. Ai clienti ci piace dire che vengono a casa nostra, perché noi li accogliamo in modo da fargli sentire tutto il nostro calore. La struttura è composta da alcuni appartamenti fronte piscina, poi abbiamo delle bellissime camere sia al piano terra che al secondo piano, con vista sulle crete senesi. La piscina e la terrazza del ristorante sono un gioiello tutto da scoprire e da vivere. Nel ristorante ci piace far conoscere ai nostri ospiti i piatti della tradizione locale, ma che strizzano un occhio anche all’innovazione”. Lecci e Brocchi dunque non è solo vino ma anche accoglienza.

Giancarlo Di Grillo, anche lui proprietario insieme alla moglie nella realtà di Castelnuovo Berardenga, ci ha tenuto a raccontare come è arrivato nel mondo del vino – “Andavo a dare sempre una mano a mio suocero quando ero libero dal mio lavoro, poi quando è venuto a mancare io e mia moglie abbiamo deciso di prendere in mano l’azienda. Io mi sono sempre occupato della parte tecnica e lei della parte economica e commerciale.”

Riferimenti:
Azienda Agricola Lecci e Brocchi
info@vinolecciebrocchi.it | +39 3420943619