“Il vino è poesia imbottigliata.” Con queste parole evocative, don Domenico, parroco di Montepulciano, ha dato il via alla presentazione del progetto Pievi del Vino Nobile di Montepulciano, una nuova tipologia di Vino Nobile che affonda le radici nella storia e nell’identità del territorio. Un’iniziativa che celebra il profondo legame tra viticoltura, cultura e comunità, riconoscendo nelle pievi – le antiche chiese rurali circondate da vigne – il cuore pulsante di un’eredità che affonda le sue radici nei secoli.

“È la storia che fa la differenza.” Questo è il messaggio scelto dal Consorzio del Vino Nobile per raccontare questa nuova tipologia, che non è solo una questione di qualità, ma di identità. Le pievi, infatti, non erano soltanto luoghi di culto: erano centri di vita sociale ed economica, dove si firmavano contratti, si commerciava e si amministrava la giustizia. La viticoltura, parte integrante di questo tessuto economico, si sviluppava secondo un sistema basato sulla mezzadria e sul rapporto diretto con la terra.

Un antico detto popolare recita: “Bastava stringerci la mano all’ombra del campanile”. Un’immagine che racchiude il valore delle pievi come punto di riferimento per le comunità locali. Ed è proprio da questa eredità storica che nasce il progetto Pievi del Vino Nobile, una tipologia che rappresenta l’eccellenza della denominazione.

Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile, sottolinea il lungo e intenso lavoro che ha portato alla nascita di questo progetto: “Sono stati quattro anni di impegno, con il contributo di tanti produttori. Oltre il 50% delle aziende del territorio ha scelto di aderire, un segnale forte della volontà di valorizzare la nostra storia e la qualità del nostro vino.”

Il progetto Pievi del Vino Nobile ha attirato anche l’attenzione di esperti del settore. L’enogastronomo Daniele Cernilli ha tracciato un interessante parallelo tra le Pievi del Vino Nobile e i Grand Cru di Charmes-Chambertin in Borgogna. Le similitudini sono evidenti:

Ogni pieve, così come i Grand Cru, è legata a un’unica area comunale; Le denominazioni si sviluppano a mezza costa, una caratteristica che incide sulla qualità delle uve;

La varietà principale è unica: Pinot Noir in Borgogna, Sangiovese (Prugnolo Gentile) a Montepulciano, spesso accompagnato da altre varietà autoctone.

Ma Montepulciano ha un tratto distintivo in più: le sue dodici pievi, tra cui spicca la magnifica San Biagio, simbolo perfetto dell’armonia tra storia, arte e viticoltura.

Per il sindaco di Montepulciano, Michele Angiolini, l’iniziativa ha un valore che va oltre il vino: “Quando un visitatore si affaccia alla finestra, vede Montepulciano in tutta la sua bellezza. Questo progetto non solo qualifica il nostro vino, ma valorizza anche il paesaggio e offre un’esperienza autentica e radicata nella nostra storia.”

A rafforzare questo legame tra vino e territorio c’è anche lo studio condotto dal geologo Francesco Lizio Bruno, che ha individuato dodici Unità Geografiche Aggiuntive (UGA), zone con caratteristiche pedoclimatiche omogenee che contribuiscono a definire l’identità del Vino Nobile Pievi.

Ecco le dodici Pievi del Vino Nobile di Montepulciano: Ascianello, Badia, Gracciano, Caggiole, Le Grazie, Cerliana, Cervognano, San Biagio, Sant’Albino, Sant’Ilario, Valiano, Valardegna.

Il progetto non si limita alla produzione vinicola, ma si apre al turismo e alla divulgazione. Oltre a un manuale e un libro curato tra gli altri da il master of Wine Andrea Lonardi, a partire da settembre prenderanno il via i pellegrinaggi a piedi tra le pievi, guidati dall’esperto Leonardo Romanelli.

Anche la comunicazione avrà un ruolo chiave: la sommelier e storyteller Adua Villa ha realizzato una serie di video per raccontare il progetto, sottolineando quanto sia importante preservare la storia e la cultura del territorio: “Questa iniziativa nasce dalla cura per il paesaggio, dalla sua frammentazione geologica, dai luoghi di culto e, soprattutto, dalle persone che tramandano questa storia. Raccontarla è un privilegio.”

Le Pievi del Vino Nobile non sono solo un nuovo modo di intendere il vino, ma una vera e propria celebrazione della memoria e dell’identità del territorio. Un progetto che racconta Montepulciano attraverso la sua tradizione vinicola, dimostrando che il vino è molto più di una semplice bevanda: è cultura, territorio, memoria e identità. Un patrimonio prezioso, da custodire e condividere, calice dopo calice.