Il 22 dicembre scorso è stata trasmessa su Rai3 la terza inchiesta di Report dedicata al mondo del vino, intitolata “Vino su misura”. La puntata ha acceso i riflettori su alcuni dei produttori più prestigiosi della Toscana, focalizzandosi in particolare su tre importanti aree vinicole: Bolgheri, Chianti e Chianti Classico. Tuttavia, non è stato coinvolto alcun accademico esperto del settore, e sono stati mostrati solo brevi estratti di un’intervista al Presidente del Consorzio Vino Toscana IGT, Cesare Cecchi. Non sono stati approfonditi i dettagli relativi ai vini prodotti dai produttori citati utilizzando vino acquistato da terzi.
Abbiamo raccolto le opinioni di alcuni produttori e rappresentanti del settore sul servizio trasmesso da Rai3.
Francesca Elia, Sales di Poggio Bonelli – Castelnuovo Berardenga (SI):
“Mi è dispiaciuto molto per il dubbio che Report, nella puntata del 22 dicembre, possa aver creato e instillato nei telespettatori. È stato insinuato un dubbio molto forte, un grande dispiacere. Le aziende vitivinicole lavorano con molta serietà e professionalità per far conoscere al mondo intero il proprio territorio. Un servizio che non rende giustizia a chi, da anni, si impegna con duro lavoro in un settore che, tra l’altro, è tra i più controllati. Conosco bene la fatica che c’è dietro una bottiglia di vino, ma anche la bellezza che ruota attorno al mondo enoico. Pertanto, aver visto tutto ciò mi ha creato molta amarezza.”
Andrea Ciappi, titolare di Casa alle Vacche – San Gimignano (SI):
“Riguardo al servizio di Report sul vino toscano, penso che ci sia stato un accanimento sulla filiera del vino non del tutto giustificato. Innanzitutto, quello del vino è uno dei settori agroalimentari più controllati in Italia. Detto questo, nella trasmissione non viene dimostrato nulla di illecito, solo ipotesi un tantino tendenziose. D’altro canto, sulla questione delle diciture di imbottigliamento in etichetta, dovremmo riflettere e attuare un sistema più chiaro e accessibile al consumatore finale.”
Gianluca Marangoni, direttore ed enologo di Girasasso – Gavorrano (GR):
“Penso che nel consumatore vi sia ancora più confusione che chiarezza sul mondo del vino. Basta leggere qualche commento sui social sotto il video dell’inchiesta per capire quale sia il pubblico colpito e il pensiero medio a tal proposito, che tende a far passare il nostro settore per fraudolento a causa di molte inesattezze e tante supposizioni. È un attacco al settore enologico in un periodo già di notevole difficoltà, per di più sotto le festività e in concomitanza con l’uscita del nuovo codice della strada. Ricordo ai consumatori che i grandi vini si fanno in vigna e non semplicemente acquistando vino sfuso, una pratica legale, legittima e consentita, purché indicata in retro etichetta con le diciture appropriate e purché sia della stessa denominazione del vino prodotto. Solo la dicitura ‘integralmente prodotto’ garantisce al consumatore che per produrre quel vino siano state utilizzate esclusivamente uve autoprodotte. La supposizione del meccanismo del ‘giro della carta’ per dimostrare tesi fraudolente è stata la giocata finale per insinuare nell’ascoltatore che i vini importanti siano tutt’altro. Posso invece concordare sul fatto che le aziende dovrebbero semplificare la comunicazione, raccontando in modo più chiaro al consumatore finale se tutto il vino prodotto proviene dai propri vigneti o da terzi.”
Ettore Ciancico, titolare di Salceta – Loro Ciuffenna (AR):
“Report è populismo, non giornalismo. Non si può far intendere, sottintendere o far credere che ci siano frodi. Comprare vino non è una frode, se dichiarato e utilizzato come previsto dalle norme. Se ci sono stati comportamenti al di fuori della legge, nel mondo del vino – che è giustamente regolato in modo rigoroso – esistono le autorità competenti a cui rivolgersi. Mescolare valutazioni etiche, scelte commerciali e correttezza formale non porta a nulla, se non a sollevare inutili polveroni. Fermo restando che leggi e regolamenti devono essere rispettati, ogni azienda è libera di fare le proprie scelte produttive e di prezzo. Sta poi a ciascun consumatore decidere se acquistare o meno in base alle proprie opinioni e preferenze.”
Fabrizio Pratesi, titolare dell’omonima azienda e Presidente del Consorzio del Carmignano DOCG – Carmignano (PO):
“Nella puntata andata in onda lo scorso 22 dicembre, ‘Vino su misura’, non c’è stato un vero contraddittorio. Sarebbe stato più corretto trasmettere l’intervista integrale con il Presidente del Consorzio Vino Toscana IGT, Cesare Cecchi, anziché montare frasi fuori contesto. Ci sono tre punti fondamentali da considerare: 1) Il magazzino fiscale è obbligatorio e aggiornato in tempo reale per le aziende vinicole, con pena di denuncia penale in caso di incongruenze. 2) I prodotti eccellenti si creano in vigna; un esempio emblematico è Romanée-Conti, il cui vigneto, celebre a livello mondiale, è unico e irripetibile. 3) Per legge, l’acquisto di meno del 50% di ogni tipologia di vino può essere rivendicato come prodotto e imbottigliato, quindi non capisco cosa Report volesse denunciare. È stato creato un polverone, come già nelle due precedenti puntate, senza spiegare pratiche legali e facendole passare per illecite. Generalizzare è sempre sbagliato. Questo ha creato solo dubbi tra i consumatori. Ribadisco che il nostro è uno dei settori più controllati.”
Daniele Petricci, Presidente del Consorzio Vini Suvereto e Val di Cornia, titolare di Petricci e del Pianta – Suvereto (LI):
“Ritengo quella di Report l’ennesima occasione persa. La trasmissione non è stata in grado di distinguere tra pratiche pienamente legittime e situazioni al di fuori della legalità. L’inchiesta si è basata su un impianto accusatorio inconsapevole e privo di prove, che non solo offende il lavoro serio di migliaia di aziende, ma sminuisce anche il sistema di controlli in Italia, uno dei più rigorosi al mondo.”
Fabrizio Forconi, titolare del Podere dell’Anselmo – Montespertoli (FI):
“Report fa il suo dovere, evidenziando che a volte la comunicazione del vino è falsata da tanti ‘storytelling’ totalmente inventati, che danneggiano in primis i vignaioli. Questi ultimi, con anni di dedizione, modellano il terreno e i vigneti per mettere in bottiglia il più autentico messaggio enologico del loro territorio.”