Ho degustato in anteprima le nuove etichette de “Il Viaggio di Landò”. Per l’occasione ne ho incontrato il produttore, agronomo ed enologo, David Landini. Dai suoi racconti si evince tutto il piacere che mette nel fare i vini e nel condividerli. “Il progetto è nato anche grazie a Roberta Perna, giornalista e addetta stampa”, racconta, “lei ha ideato il nome “Il viaggio di Landò”, giocando sul mio soprannome, “Lando” e “landò”, una antica carrozza trainata dai cavalli. Davvero un pellegrinaggio da compiere, il mio, seguendo con calma il ritmo della natura, alla scoperta di vigne antiche”.
Produrre vini è mettersi in gioco, a partire dalla vendemmia tutta manuale, dalla selezione dei grappoli, dal loro trasporto con estrema cura, alla vinificazione naturale e agli assaggi in corso d’opera. David racconta con entusiasmo del suo incontro con il proprietario di una vecchia vigna di un ettaro, a gradoni, vicino a Palaia, in Toscana. “Guarda sud, ha un bosco intorno ed è a 180 metri s.l.m.”, racconta, “Produce uva canaiolo che matura verso metà settembre”. L’enologo l’ ha vinificata in purezza.
È nata così nel 2020 la “Prima Fermata”. Il canaiolo è stato vinificato in acciaio con lieviti indigeni, a bassa temperatura. Dopo una macerazione di settimane ed una leggera pressatura delle uve il vino ha riposato per alcuni mesi nei tini e successivamente in bottiglia per un anno. Presenta una solforosa pari a sotto zero. Durante la degustazione abbiamo assaggiato la “Prima Fermata” del 2021. Di colore rosso ciliegia, risulta gratificante al naso, fresco. Al gusto ha una buona personalità ed è marcato da un tannino cremoso. Un’ottima partenza.
La “Seconda Fermata” (2021) è un vino da tavola bianco, un blend di trebbiano, 85%, fermentato in acciaio a temperatura inferiore a 15° C e di malvasia, 15%, vinificata in tonneaux. Il vino ha riposato nei tini e poi in bottiglia, in seguito a una breve macerazione per la malvasia e una lieve pressatura delle uve. Il colore è giallo intenso. Al naso è caratterizzato da intense note aromatiche, tra cui la salvia, confermate al momento della degustazione. La malvasia conferisce una percettibile dolcezza.
La Terza Fermata (2023 ) è un rosato da uve aleatico al 100% provenienti da viti di 50/60 anni. La vigna si trova all’Isola d’Elba, è ad archetto, è caratterizzata da terreno ferroso ed è sovrastata dalla macchia. Vi si arriva salendo verso Lacona. La vinificazione è stata fatta come se fosse uva bianca. I grappoli, in assenza di ossigeno, sono caricati in vasca di acciaio senza alcuna diraspatura. Le fermentazioni sono in serbatoi di acciaio inox a temperatura inferiore a 15° C, con lieviti indigeni. Nessuna macerazione. Al gusto risulta bello scorrevole ed è comunque un po’ aromatico.
La Quarta Fermata (2023), nata da un’amicizia tra David e il professore Venturelli di Modena, un vero guru del sorbara, è un lambrusco rifermentato in bottiglia per meno di un anno e senza sboccatura. La vigna, di 60 anni, è situata è a Modena, sul Panaro, in Emilia. Inizialmente sono stati lavorati solo quattro quintali di uve, con metodi tradizionali, perché, pur aprendosi alle innovazioni, David ama dare ad ogni uva l’adeguata vinificazione e operare, come in questo caso, alla vecchia maniera dei contadini. È chiaro, color cipolla. Al naso non è risultato convincente. Ha rilasciato solo in seguito, a riposo, un leggero aroma via via più seducente. Maggiore la presa al gusto: scorrevole, semplice, aspro, secco, anche peso. Per me un vino con un’anima antica e con sentori coinvolgenti di rose sfrante. È stato piacevole abbinarlo all’ottimo menù a base di sfizi e pizze della Forneria di Via De’ Bardi, a Firenze, locale trend in cui è avvenuta la degustazione. Quattro fermate con vista mozzafiato sul Ponte Vecchio.