La roccia calcarea, le argille rosse e i terreni basaltici di origine vulcanica, l’altitudine che allontana nebbie e gelate tardive, la ridotta precipitazione annua, sono questi gli aspetti ambientali che donano ad i vini dei Colli Berici carattere e personalità. Il vitigno autoctono dei Colli Berici è il Tai Rosso, la su natura genetica è assimilabile a quella del Cannonau sardo, del Grenache francese e della Garnacha spagnola, ma nel vicentino ha trovato una sua specifica identità e tipicità.
Colore rosso rubino e bouquet ampio con note di ciliegia, lampone, viola e spezie. In bocca tannini delicati ed un elegante retrogusto di mandorle e rosa canina. Perfetto nel tradizionale abbinamento con la Soprèssa Vicentina D.O.P. e con il baccalà alla vicentina.
In questo viaggio andremo a conoscere insieme ad i produttori locali, alcune espressioni di questo fantastico vitigno, ma scopriremo le peculiarità che restituisce questo territorio anche alla Garganega piuttosto che ad internazionali come il Carmenere ed il Merlot.
Partiamo dal comune di Barbarano e Mossano dove visitiamo la cantina Pegoraro, i loro vigneti si estendono per otto ettari sulle colline di Mossano nella parte sud-orientale dei Colli Berici, nel cuore della DOC.
“I nostri vigneti si estendono dai 35 ad i 260 m s.l.m. alleviamo in modo sostenibile Tai Rosso e Tai Bianco insieme alla Garganega, altro autoctono dei questi luoghi, abbinati agli internazionali Cabernet, Syrah e Merlot” – ci racconta Enrico Pegoraro – “I vigneti di Tai Rosso hanno oltre 50 anni, come sistema di allevamento utilizzano la pergola, la raccolta delle uve è svolta manualmente.”
“Come consorzio richiederemo l’utilizzo dell’allevamento a pergola anche per altre varietà autoctone” – ci racconta Giovanni Ponchia, direttore del Consorzio Colli Berici – “crediamo molto nei nostri uvaggi ed in questo sistema di allevamento, che ci consente di proteggere sia l’uva dalle estati molto siccitose piuttosto che preservare gli aromi floreali dell’uva, come quello della rosa canina.”
All’interno dell’accogliente sala di degustazione della cantina Pegoraro, possiamo degustare alcune espressioni del Tai Rosso, la mia attenzione si sofferma sull’annata 2019 che si presente rubino molto intenso, al naso risulta pulito e stuzzicante emergono piacevoli note di viola, sentori di macchia e note di spezie scure sul finale. Al palato di buona struttura, la frutta ha una bella croccantezza. Carattere e piacevolezza sono le caratteristiche principali di questa etichetta.
Il nostro tour prosegue con una escursione in E-Bike attraverso la Dorsale dei Colli Berici, ùsette chilometi immersi nella natura incontaminata che ci regala scorci suggestivi dell’area berica, tra questi anche i Mulini di Mossano, opera risalente al Medioevo che alimentava un intero sistema produttivo perfettamente incastonato nella natura.
Arriviamo alla Cantina Piovene Porto Godi, per vivere un vero e proprio tuffo nel passato, l’insediamento infatti risale al 1584 come dispensa del paese, qui sono ancora presenti ghiacciaie naturali utilizzati in passato come frigoriferi ed oggi adibite a cantine. Nell’ultimo secolo la struttura viene declinata all’agricoltura e alla produzione di vino, custodi di questo patrimonio una famiglia indigena di viticoltori, vero e proprio patrimonio di sapienza generata in decenni di lavoro in vigna. Un passaggio di padre in figlio che ha coinvolto anche le persone che lavorano con la famiglia Piovene Porto Godi.
“Ci troviamo nella parte più a sud dei Colli Berici, 220 ettari tra seminativo e vigneti: Garganega e Tai Rosso ma anche internazionali come il Carmenere” – raccontano Alessandra e Emanuele Piovene Porto Godi – “Vendemmiamo ancora manualmente, la nostra cantina è composta da tini in acciaio e da una barriccaia, che nasce nella ex ghiacciaia del paese, dove un tempo conservano gli alimenti.”
Nel corso della degustazione dei loro vini abbiamo la possibilità di assaggiare il loro Souvignon, il Tai Rosso e la Garganega, che mi convince particolarmente.
Si presenta di colore giallo paglierino chiaro, al naso erba di campo, gelsomino, sentori di camomilla e lavanda. Al palato risulta un vino pulito e minerale, il finale di sorso è erbaceo e persistente.
Nel corso della cena presso il ristorante Trattoria Zanobi, locale che propone piatti della cucina del luogo sapientemente preparati, ho modo di approfondire la mia conoscenza con Marcella Toffano dell’azienda agricola Punto Zero di Lonigo, che ci fa scoprire il suo Pinot Bianco 2021.
“Con la mia azienda ci troviamo in un territorio fantastico, 11 ettari che io definisco la ‘piccola Bolgheri’ terreni di origine vulcanica, formatosi circa sessanta milioni di anni fa da corrugamenti e sollevamenti tettonici” – racconta Marcella – “Il nostro Pinot nasce in una vigna di oltre 60 anni, quando abbiamo acquisito l’azienda, io e mio marito decidiamo di preservarla, perché le uve che qui nascono, restituiscono dei vini dai caratteri davvero particolari ed dal particolare carattere terziario.
Ed in effetti questo Pinot bianco possiamo considerarlo una piccola perla di questo territorio, imbottigliato nella bordolese di colore verde e con il tappo in vetro, al naso si presenta subito nel suo piacevolissimo carattere. Subito sentori vegetali ma anche spezie, lavanda, salvia bianca per finire con richiami all’aneto. Al palato di buona morbidezza, la tensione sostiene il sorso saporito e minerale, con un ottimo bilanciamento glicerico.
Il secondo giorno di Tour dei Colli Berici ha inizio dalla cantina Inama, situata a pochi chilometri a sud-est dalle colline di Soave, nella parte a sud della provincia di Vicenza, questo sistema collinare non potrebbe essere più diverso dall’area del Soave Classico.
“Ci troviamo su di una collina ricca di ossido di ferro, con molti fiumi sotterranei, terreni predisposti ad i vitigni internazionali.” – racconta Stefano Inama – “Abbiamo deciso di allevare qui il Carmenere, vitigno particolarmente resistente che sopporta anche le estati siccitose, una scommessa dei Colli Berici. I nostri terreni sono ricchi di sostanza, siamo impegnati in lavorazioni che riescano a bilanciare i nutrimenti che poi arrivano alla pianta alfine di non farla soffrire. La nostra filosofia è quella di fare una tipologia di vino nuova che piace a noi.”
Particolarmente interessante il Carmenere Riserva Oratorio di San Lorenzo 2017, affinato per 18 mesi in barrique nuove e seminuove. Si presenta di colore rubino impenetrabile, al naso sentori balsamici, ciliegia matura, garofano, rosa rossa, mora selvatica, pepe nero e richiami alla viola. Di buon ingresso al palato, di peso ma scorrevole, ancora da affinare ma di buona intensità.
Ci spostiamo alla Tenuta Cicogna di proprietà della famiglia Cavazza, un appezzamento unico, dove pettinati filari di vigna si alternano a boschi selvaggi. Qui la terra è rossa, polverosa, tempestata di bianco calcare e fossili marini che testimoniano l’antichità dell’evoluzione di questi suoli.
“Una tipologia di terreno vocata alla coltivazione dei vitigni a bacca rossa: le varietà storiche dei Colli Berici come il Cabernet e il Tai Rosso convivono con vitigni sperimentali come il Syrah.” – raccontano Elisa e Mattia Cavazza – “Ci troviamo su di un altopiano, dove in antichità si trovava una barriera corallina, il nostro vigneto di Tai rosso ha 19 anni. Lo potiamo lasciando un tralcio breve con sei gemme, per produrre un vino più strutturato. La nostra interpretazione del Tai è classica, un vino allo stesso tempo giovane e fresco, anche da aperitivo. Sicuramente di beva facile.”
Nella degustazione delle etichette Tenute Cicogna emerge grande pulizia nei vini, che denota una precisione in vigna ed in cantina molto importante.
Bello davvero il loro Tai rosso Colli Berici DOC, si presenta di un bel rubino scarico, al naso vincente, un trionfo si lamponi, fragoline, fiori di arancio, erba falciata, sentori agrumati. Al palato è fresco e preciso, di grande gusto e sapore. Lungo.
Proseguiamo il tur raggiungendo la cantina Dal Maso, oggi gestita da Nicola insieme alle sue due sorelle, la quarta generazione di viticoltori fondata dal bisnonno Serafino nel 1919.
“Abbiamo festeggiato i 100 anni nel 2019, ci troviamo nella zona di Gambellara, il vitigno principe qui è l’uva Garganega, che qui ha fatto la storia di vini bianchi e dolci insieme alla Durella dei Monti Lessini, con la quale realizziamo il nostro metodo classico” – racconta Nicola –“40 mesi su lieviti ed 80 per la riserva. Produciamo anche il Vin Santo di Gambellara, che ha un affinamento di 15 anni in caratelli di rovere francese.”
Nella splendida cantina sono presenti 225 barrique di rovere francese, metodo di affinamento nel quale la famiglia Dal Maso crede molto, affiancate ad un buon numero di botti grandi.
Dal Maso produce tre tipologie di Tai Rosso: l’annata molto fresca e scarica di colore, la selezione e la riserva, una interpretazione più strutturata di questo vitigno che viene affinato per 14 mesi in barrique di rovere francese.
Il rosso che più mi entusiasma è sicuramente il Merlot Colli Berici 2019 Casara Roveri, si presenta di colore rubino intenso, al naso sentori di rosa e mirtilli scuri poi mora, ginestra, caramello ed un fantastico vestito balsamico. Palato vincente e rotondo, i tannini risultano fitti e già ben domati, un vino con la stoffa del campione.
Il tour dei Colli Berici si conclude con l’affascinante visita della Villa di Schio a Costozza che sorge a ridosso di una delle grotte naturali, o Covoli, per cui è famosa Costozza. I vini di Costozza avevano la particolarità di essere conservati nelle cantine delle ville realizzate in massima parte dai Conti di Trento che nel XVI secolo sfruttarono l’aria fresca delle grotte tramite l’utilizzo di geniali “ventidotti”: in questo modo crearono la prima forma di aria condizionata che ancora oggi rinfresca d’estate i saloni delle ville. Un luogo da l’incredibile fascino, testimonianza di una genialità tutta italiana, oggi visitabile attraverso un percorso guidato dal Conte Giulio Da Schio proprietario della Villa e del Covolo.
In questi luoghi la storia del vino si incrocia con la vigna e i suoi frutti, con le ville e l’architettura di monumenti fondamentali per l’architettura, come il Teatro Olimpico e la Basilica Palladiana. In comune i concetti di equilibrio, struttura, eleganza. Con questo spirito il Consorzio Tutela vini Colli Berici e Vicenza riunisce cantine, produttori e aziende vinicole del territorio. Un lavoro che mette in primo piano l’identità dei vini dei Colli Berici e Vicenza.