C’è tempo fino al 30 maggio per immergersi in un’atmosfera tutta sudamericana, tra sapori, colori e le sonorità della musica dal vivo. Celebre street food, il taco è formato da una tortilla ripiegata a mezzaluna, di mais o di frumento, e ripiena di carne, fagioli e salse. In Messico esistono anche varianti farcite con occhi di manzo! Per il festival fiorentino, li troverete rivisitati da cinque chef con tocchi e ingredienti inediti.
Ho provato per voi questi piatti, colorati, ricchi di gusto e ideali se volete sperimentare nuovi sapori. Attenzione, però, come da tradizione, sono accompagnati dal “cilantro”, coriandolo, in salsa o fresco, non sempre amato da noi italiani.
Ottima la proposta dello chef Francys Salazar del ristorante Sevi di Via Maragliano. È quello che ho apprezzato maggiormente per l’equilibrio e l’eleganza dei sapori. Nella tortilla di grano, la punta di petto di manzo, fornita da Soderi, come tutta la carne utilizzata per la serata, era in perfetta armonia con la salsa di peperoncino e avocado.
Lo chef Tommaso Fontanella di Toscotacos mi ha fatto conoscere tradizioni messicane inusuali, come quella delle cotenne di maiale essiccate e fritte. Ad accompagnare il Taco Campechano e le Quesadillas, ha infatti proposto i “Cintarrones”, nuvolette croccanti e saporose di cinta senese, divertenti ed inedite per me.
Interessante anche la versione vegana di Simone Cipriani di Essenziale. Un piatto a chilometro zero, tutto toscano e realizzato con un guacamole di avocado e pisellini, cremoso e gentile al palato, con tante verdure miste, tra cui i funghi Pleurotus dell’azienda Circular Farm, azienda di Scandicci che segue i principi dell’agricoltura biologica/naturale.
Come cocktail è stato offerto il “Macchu Pisco”, un pisco sour con acquavite di vino peruviana, zucchero, lime e albume d’uovo. Mi è sembrata una scelta perfetta e rinfrescante per stemperare i gusti forti e speziati di alcune pietanze.
Incluso nel ticket anche il gelato di Cinzia Otri con il gusto “gentile squisitezza”, che prende nome e ispirazione dalla prima ricetta della cioccolata calda del 1680, svelata solo nel 1712 dopo che Cosimo III l’aveva tenuta nascosta per tutta la sua vita, tanto da apporvi il segreto di stato. Cinzia Otri della Gelateria della Passera ha utilizzato fave di cacao venezuelane aromatizzate con cannella, vaniglia e macis per sostituire l’originale ambra grigia, ma soprattutto con gelsomino fresco, così come fecero i Medici utilizzando la pianta profumatissima e comune del Giardino di Boboli.
È stato piacevole completare la degustazione con il cioccolato dell’azienda di Ponsacco Noalya, un viaggio tra emozioni e rimandi sensoriali. Ricordiamo che martedì 28, al Social Hub, si terrà una degustazione di cioccolato Noalya, con sigari e Yerbito, primo liquore completamente prodotto in Toscana con un’infusione di zucchero, alcool e yerba mate, pianta originaria dell’area tra Uruguay, Brasile ed Argentina, conosciuta per le sue proprietà benefiche, antiossidanti ed energizzanti. Ho potuto provarlo a The Lodge: è leggermente amaro, molto piacevole e non se ne percepisce l’alta gradazione. Buon appetito a voi!