La Valle d’Aosta, con circa 3000 km², è una piccola regione anche per la produzione vinicola. Attraversata dalla Dora Baltea, è circondata dalle più alte montagne d’Europa, come il Monte Bianco (4950 m). Il clima varia con l’altitudine, passando da freddi inverni e gelate primaverili a estati calde. La destra orografica, l’Envers, è esposta a nord ed è boschiva, mentre la sinistra, l’Adret, è soleggiata e coltivata a vigneti e frutteti. I terreni viticoli, diversificati, sono granitici a Morgex e sabbioso-argillosi ad Arnad-Montjovet e Donnas, ideali per vitigni a bacca bianca.

In questo mio approfondimento vi parlerò delle principali zone vitivinicole della regione, che ho potuto visitare personalmente e dove ho potuto verificare l’eccezionale qualità di tutti i vini degustati. È proprio questo il filo rosso che fa da trait d’union in questa regione: ogni produttore, dal più grande al più piccolo, riesce a portare sul mercato vini di altissima qualità anche se in numeri non elevatissimi. Ecco perché è difficile trovare questi vini fuori regione. La produzione di vino di qualità è l’obiettivo principale che guida l’opera del viticoltore eroico di montagna. Le difficoltà sono molteplici e i costi proporzionalmente importanti. Alle fatiche ordinarie di coltivare terreni impervi e difficilmente accessibili si sommano le sfide del nuovo secolo: i cambiamenti climatici.

Donnas

Il nostro viaggio inizia da Donnas, la prima area vitivinicola di 2,5 ettari che si incontra arrivando in Valle d’Aosta. Stiamo parlando di un’area molto antica; le prime testimonianze risalgono al 1200. Qui si coltiva principalmente il Nebbiolo – Picotendo (acino tenero), la cui fioritura precoce, maturazione tardiva e grande sensibilità al terroir valdostano lo rendono incredibilmente adatto alla coltivazione anche alle quote medio-alte della piana centrale valdostana.

Accompagnati dal preparatissimo Alessandro Jans, visitiamo i vigneti storici che si ergono alle spalle della cantina cooperativa Caves de Donnas (nata nel 1971 per volontà dei primi soci fondatori), che in origine fermentava il vino direttamente nelle loro abitazioni. Successivamente, il vino fermentato veniva portato al Palazzo Selve (famiglia di industriali tedeschi che ha successivamente lasciato il palazzo e il vigneto in dono al comune di Donnas).

“I nostri vigneti si trovano a un’altitudine di 350-650 metri sul livello del mare, nella parte nord della Dora Baltea, con esposizione a sud. L’allevamento è a pergola valdostana, su terrazzamenti strappati alla montagna, con 2500 piante per ettaro e una produzione di 70 quintali per ettaro. Ogni vite deve produrre al massimo 3 kg per garantire una produzione qualitativa. La pianta, a causa del terreno molto sabbioso, tende ad andare in stress e, grazie a questo, riusciamo ad avere una qualità delle uve davvero alta. A fine agosto viene svolta una potatura di diradamento quando il grappolo invaia. Viene scelto questo periodo perché, se la potatura avviene precocemente, i grappoli rimasti diventano troppo grandi.”

Durante la visita ai terrazzamenti abbiamo trovato anche piante a piede franco e affascinanti Barmet, antichi blocchi di frana scavati e chiusi che venivano utilizzati come cantine naturali. Le pergole, costruite con legno di castagno dove la vite si distende, sono gestite autonomamente dal proprietario, che cura, pota e raccoglie l’uva, che poi conferisce alla cantina.

In cantina troviamo botti di rovere da 25 hl di rovere francese, costruite da un bottaio italiano con doghe piegate a vapore. Ogni 10 anni viene rifatta la ripiallatura per rinnovare il legno a contatto con il vino. Il Donnas è l’unica DOC della Valle d’Aosta che prevede nel disciplinare l’obbligo di affinamento in legno.

La degustazione:

Il Rosato Lames du Paradis 2023 si presenta con un bouquet fresco e delicatamente floreale, tipico del Nebbiolo, in cui emergono note di grafite accompagnate da accenti di frutti rossi e neri, tra cui spiccano i mirtilli. Al palato offre una tensione vivace e una freschezza avvolgente, con una struttura che invita all’attesa, lasciando intuire un potenziale evolutivo interessante. Un vino che si distingue per eleganza e persistenza.

Il Donnas 2020, composto per il 90% da Nebbiolo Picotendro e uve autoctone che contribuiscono al colore, si presenta con un affascinante colore rubino dai riflessi granati. Al naso esprime una grande complessità, con note di arancia sanguinella, amarene, susine, marasca, cuoio, tabacco e carruba, arricchite da freschi sentori mentolati. Al palato è slanciato, con un’evoluzione che cresce verso un finale accogliente, dove ritorna in primo piano la frutta croccante, che domina l’esperienza gustativa. Un vino equilibrato e di grande espressività.

Il Donnas Napoleon 2021, affinato per un anno in tonneaux, si presenta con un colore rubino intenso. Al naso emergono eleganti sentori di vaniglia, accenni mentolati, legni antichi, liquirizia, macchia mediterranea e un tocco di caffè. Al palato rivela un carattere giovane e vivace, con una freschezza che graffia piacevolmente. Il finale è lungo, pulito e saporito, caratterizzato da una bella croccantezza del frutto, che ne esalta l’energia e la precisione. Un vino promettente, che sa coniugare freschezza e struttura. Un vino dal taglio sicuramente più internazionale.

Il Vielles Vignes 2017, ottenuto da uve Nebbiolo Picotendro vendemmiate tardivamente dopo il 10 novembre e appassite sui graticci, matura per 24 mesi in botte. Si presenta con un colore rubino intenso e un naso ricco e avvolgente, caratterizzato da note rotonde di more, frutti neri, pepe e confettura. Al palato è abboccato e saporito, con un elevato residuo zuccherino che arricchisce le sensazioni di mora e sottobosco. Un vino dalla struttura generosa, equilibrato nella sua dolcezza e profondamente complesso, che offre una lunga e piacevole persistenza.

Andrea Costa e Milko Chilleri

Il nostro viaggio continua nella DOC Chambave, situata lungo i 20 km tra Saint Vincent e il confine tra Nus e Quart, una delle aree più secche della Valle d’Aosta. Sorprende parlare di siccità in una regione montana con un’altitudine media di 2000 m s.l.m., ma qui le precipitazioni sono inferiori a 500 mm/anno, con meno di 90 mm tra giugno e settembre. L’irrigazione di soccorso è una pratica tradizionale. Venti giornalieri e forti escursioni termiche estive caratterizzano la maturazione delle uve.

Alla cantina Crotta di Vigneron ci accoglie il direttore tecnico Andrea Costa, profondo conoscitore dei luoghi, che ci illustra e presenta i vitigni e le tecniche produttive.

“Questa è terra di Moscato bianco, sia in versione secca che passita, lo stesso vitigno dell’Asti, in una zona caratterizzata da aridità. Il terreno, composto di sabbie e ciottoli superficiali, provoca stress idrico nelle piante, che così sviluppano profili aromatici unici. Da metà agosto iniziano le escursioni termiche. Le vigne arrivano fino a 800 metri: negli ultimi anni, abbiamo salvato i vigneti spostandoli a quote più alte, poiché quelli più bassi soffrono maggiormente. A valle coltiviamo Petit Rouge, Fumin e Syrah, mentre in quota si trovano Moscato e Pinot Nero.” — ci racconta Andrea Costa. “Con il cambiamento climatico, i vini rossi stanno evolvendo, con tannini più eleganti e una maturazione fenolica più interessante. Abbiamo approvato un cambio disciplinare che elimina i limiti altimetrici (prima fissati tra i 700 e i 1200 metri), senza però estendere il numero di comuni inclusi nella DOC Valle d’Aosta. La nostra produzione si distingue per qualità, mineralità, freschezza ed eleganza aromatica, caratteristiche fondamentali dell’enologia in Valle.” — aggiunge Andrea.

La degustazione:

Il 4478, un Pinot Nero in purezza affinato per 36 mesi con metodo pas dosé, si presenta con un colore paglierino dai riflessi ambrati. Al naso si distingue per la sua profondità e complessità, con note di crosta di pane, lieviti, fiori appassiti, accenni di ambra e fiori gialli. Al palato è pulito e scorrevole, con una bella spinta minerale e un’acidità meno pronunciata, che lascia spazio a piacevoli ritorni di frutta gialla. La texture schiumosa completa un sorso armonioso e raffinato, perfetto nella sua eleganza e freschezza.

Il Nus Malvoisie, denominazione locale per il Pinot Grigio nella zona di Nus, si distingue per il suo carattere unico. Al naso si apre con note tropicali e minerali, accompagnate da sentori di felce, fiori bianchi, cacao bianco e un tocco affumicato. Emergono anche accenni di mela cotogna. Al palato è scattante e preciso, con una freschezza pulita in cui ritornano le note talcate e di cacao bianco, con un finale dolcemente mielato che ne esalta l’eleganza e la complessità. Un vino dalla personalità vibrante e intrigante.

Il Chambave Muscat 2023 si presenta con un profilo aromatico floreale e fruttato, caratterizzato da delicati sentori di fiori bianchi, albicocche sciroppate e pesca bianca. Al palato è slanciato e pulito, con una freschezza che valorizza il ritorno delle note di pesca bianca, offrendo un finale equilibrato e armonioso. Un vino elegante e fragrante, perfetto per chi cerca freschezza e intensità aromatica.

Il Chambave Muscaté Miner 2022 si distingue per il suo naso elegante e complesso, con note di grafite e minerali accompagnate da accenni pepati e agrumati di pompelmo rosa. Al palato si presenta scattante, con un’acidità più marcata rispetto ad altre etichette, conferendo al vino una struttura vivace e dinamica. Il finale è fine ed elegante, con una texture setosa che esalta la sua sofisticatezza e complessità. Un vino di grande raffinatezza, che unisce minerale e freschezza in perfetta armonia.

Il “Attente” Chambave Muscat 2020, affinato per un anno in botte grande da 2000 hl, offre un profilo aromatico ricco e avvolgente. Al naso emergono note di banana, vaniglia e miele, arricchite da accenni di bergamotto e una componente floreale, con una piacevole sfumatura balsamica. Al palato si presenta rotondo e gastronomico, con una struttura che ben si presta a essere abbinata a piatti complessi e raffinati. La sua eleganza e la texture ricca lo rendono un vino di grande versatilità e carattere.

Le tre interpretazioni del vitigno Fumin offrono una gamma di espressioni affascinanti e diverse. La versione base si distingue per la sua freschezza fruttata e sapida, con eleganti richiami di sandalo. La tipologia “Mines” presenta invece sentori di spezie e erbe medicinali, che conferiscono al vino una complessità intrigante. Infine, la “Griffe de Lion” si caratterizza per i suoi intensi profumi di cuoio e tabacco conciato, offrendo un vino di grande struttura e profondità. Ognuna di queste espressioni mette in luce le diverse sfumature e potenzialità del Fumin, rendendo ogni bottiglia un’esperienza unica.

Vigna Rovettaz

Il nostro percorso continua nella DOC Torrette, una delle aree vitivinicole più importanti della Valle d’Aosta, istituita nel 1971 e comprendente le province di Aosta. I vini di questa denominazione si basano principalmente sul Petit Rouge. A guidarci nella scoperta del territorio e della sua cantina è Hervé Grosjean, della terza generazione, che con i suoi fratelli ha ereditato una tradizione vitivinicola iniziata nel 1800.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Nonno Dauphin, grazie ai terreni di Michelina Cachoz, iniziò a imbottigliare vino di ciliegiolo nel 1968 e lo presentò alla “II Exposition des Vins du Val d’Aoste”. Negli anni ’90, la qualità dei vini migliorò con la riscoperta di varietà autoctone come Fumin e Petit Rouge. La Vigna Rovettaz, abbandonata per secoli, fu restaurata e la nuova cantina Grosjean, inaugurata nel 2000, accolse vendemmie e visitatori. Nel 2011, la cantina divenne la prima in Valle d’Aosta a convertire la produzione al biologico e si espanse nel 2015. Nel 2018, la terza generazione, composta da Hervé, Didier, Simon e Marco, assunse la guida dell’azienda, continuando a coniugare tradizione e innovazione.

“Gestiamo una viticoltura promiscua su 450 ettari in tutta la valle, impegnati nel recupero di un cru con una storia di circa 300 anni. Negli ultimi anni abbiamo iniziato a lavorare terreni duri e rocciosi, una pratica nuova per la Valle d’Aosta. Pratichiamo il sovescio con 15 essenze diverse, tra cui leguminose e graminacee con fioriture scalari, e ospitiamo numerose api grazie agli amici apicoltori. Il nostro terreno colapasta richiede frequenti irrigazioni di soccorso. Nonostante l’annata difficile del 2024, stiamo puntando a raggiungere un equilibrio tra freschezza e acidità, estremizzando la qualità,” racconta Hervé. “La nostra cantina, dotata di acciaio refrigerato, ha dovuto adattarsi ai cambiamenti climatici con nuove tecnologie. In passato, il freddo eccessivo impediva la produzione di buoni vini rossi, così abbiamo migliorato l’igiene e l’uso delle botti, sostituendo quelle del nonno che rovinavano il vino. Utilizziamo botti di rovere francese da 600, 500 e 3000 litri e barriques di rovere americano.”

La cantina esporta in 95 paesi. I genitori di Hervé sono stati i primi a portare il vino valdostano negli Stati Uniti, mentre il 45% della produzione resta in Valle d’Aosta.

La degustazione:

Il Mas du Jario Extra Brut Blanc de Noir 2020, affinato per 36 mesi sui lieviti, si presenta con una bassa alcolicità e un profilo aromatico fresco e vivace. Al naso emergono delicate note di fiori, frutta nipitella e nespole, con accenni di fiori gialli e gladioli. Al palato, il vino è semplice e minerale, con una spiccata freschezza agrumata e una chiusura leggermente esotica di tamarindo. La bollicina schiumosa e il sorso asciutto conferiscono una piacevole leggerezza e una vivace effervescenza, rendendolo un’opzione elegante e rinfrescante.

Il Montmary, composto da Pinot Nero e Chardonnay, si presenta con una sboccatura giovane pensata per esaltare il frutto. Con un’alcolicità di 12% e una tipica colorazione rosa cipria, questo Extra Brut offre al naso profumi freschi di ribes e fragoline di bosco. Al palato, la bollicina è fine e cremosa, contribuendo a un’esperienza gustativa elegante e vivace, con un sorso che mette in risalto la freschezza e la delicatezza dei frutti. Un vino spumante che combina grazia e freschezza, ideale per chi cerca un’effervescenza raffinata e fruttata.

Il Petit Arvine 2023 Vigna Rovetta, con un colore paglierino scarico, si distingue per il suo profilo aromatico verticale e avvolgente. Al naso emergono eleganti note di gelsomino, frutta tropicale, girasole e pesche bianche. Al palato, il vino si rivela accogliente e lungo, con una persistenza saporita che esalta i sentori di fiori gialli, susine e fiori di sambuco. La sua struttura equilibrata e il finale raffinato lo rendono una scelta eccellente per chi cerca freschezza e complessità in un vino bianco.

Il Petit Arvine “Le Frères” Selezione Vigna Rovetta 2022 si presenta con un naso delicato e ben strutturato, caratterizzato da un profilo sapido e rotondo. Al palato, il vino è più sapido e meno spigoloso rispetto ad altre versioni, offrendo un sorso armonioso e saporito, con note di arancia che ritornano piacevolmente nel finale. La sua struttura equilibrata e la finezza aromatica lo rendono una scelta raffinata e versatile.

Il Chardonnay 2022 si distingue per un naso materico e complesso, con sentori erbacei, fiori gialli, pomice, mela cotogna, frutta matura e elicriso. Al palato, si presenta abboccato e rotondo, con una texture glicerica che evidenzia note di burro, cacao e miele. Il finale è lungo e ben composto, con una sensazione di rotondità e pienezza che conferisce al vino una struttura grassa e avvolgente. La vendemmia di quest’anno ha portato a un risultato particolarmente ricco e strutturato, perfetto per chi cerca uno Chardonnay di grande sostanza e complessità.

Il Pinot Nero Zeriat 2022 si presenta con un colore rubino scarico e un profilo aromatico che esprime i classici sentori del Pinot Nero, tra cui marasca e note aromatiche. Al palato, il vino è fine e delicato, con un’eleganza raffinata e una struttura saporita. Le note di marasca ritornano nel finale, arricchendo l’esperienza gustativa con una piacevole persistenza e una complessità elegante. Un Pinot Nero che incarna la delicatezza e la sofisticatezza del vitigno.

Il Pinot Nero “Le Frères” 2022 si distingue per un naso ampio e complesso, con sentori di amarene, spezie, lamponi, marasca e ciliegia, arricchiti da un accenno di bellezza. Al palato, il vino è pieno e slanciato, con una struttura saporita e sapida che richiama i grandi Pinot Noir della Borgogna. L’eleganza e la persistenza sono evidenti, offrendo una piacevole esperienza gustativa che combina raffinatezza e intensità. Un Pinot Nero che celebra la tradizione e la qualità del vitigno con grande espressività.

Il Torrette Superiore 2022 Vigna Rovettaz, composto da Petit Rouge, Cornalin, Fumin e Premetta, si presenta con un colore rubino intenso. Al naso offre un profilo fruttato e floreale, con note di peonie e rose, accompagnate da mirtillo, lampone e sentori di sottobosco speziato. L’aromaticità è elegante e ben definita. Al palato, il vino è saporito e scarico, risultando meno impegnativo e slanciato, con una struttura equilibrata che lo rende piacevole e versatile. Un esempio di eleganza e finezza nella sua espressione.

Il Clairetz, prodotto con Picotendro coltivato a filare a 700 metri di altitudine, rappresenta una riscoperta di tradizioni vinificatorie antiche. In passato, l’uva veniva lasciata non completamente matura su paglia per concentrare gli zuccheri prima della vinificazione. Questo vino riflette una passione profonda per la viticoltura e un impegno nel recupero di pratiche storiche. Composto per il 95% da Nebbiolo e per il 5% da Neyret, una varietà autoctona, il Clairetz è sottoposto a un processo di appassimento in fruttaia e affinamento in barrique e tonneaux. Al naso, si apre con sentori classici di viole e amarene. Al palato, il vino è saporito e ricco, con una struttura slanciata e meno tannica rispetto al Danna, e presenta un colore delicato e scarico. Un’espressione affascinante e sofisticata del Picotendro, che unisce eleganza e tradizione.

Il Fumin 2022 si presenta con un colore impenetrabile e un profilo aromatico complesso e ben definito. Al naso emergono note di amarene, legno, tabacco, marasche, susine e sottobosco, arricchite da sentori di marmellata ed eucalipto. Al palato, il vino è pieno di sostanza, con una buona croccantezza e una struttura robusta. La sua intensità e profondità rendono ogni sorso ricco e avvolgente, offrendo una piacevole sensazione di pienezza e complessità.

Il viaggio nella viticoltura valdostana culmina a Morgex, a 923 metri sopra il livello del mare. La denominazione Valle d’Aosta DOC sottozona Blanc de Morgex et de La Salle, creata nel 1971, abbraccia la provincia di Aosta e si concentra principalmente sui vitigni Prié Blanc. Negli anni ’60, Don Alexandre Bougeat, parroco di Morgex, intuì il valore di un vino sottovalutato e migliorò le tecniche locali, curando vigneti tra i 900 e i 1400 metri. Nel 1964 lanciò il primo Blanc de Morgex con etichetta e nel 1968 sperimentò uno spumante alpino. Il successo arrivò solo nel 1983 con la nascita della Cave Mont Blanc. Oggi, la cantina produce 140.000 bottiglie da 18 ettari di vigneti prefillossera, esportando il 10% anche negli Stati Uniti e in Cina.

Qui incontriamo l’attuale presidente Nicolas Bovard, che ci accompagna in una interessante visita nella cantina.

“La cantina Cave Mont Blanc, costruita nel 1988, utilizza principalmente acciaio per la vinificazione. Situata in un territorio dove tutto è svolto manualmente, a causa dell’altitudine e dei vigneti a pergola bassa, la meccanizzazione non è possibile. La ‘remuage’ manuale è applicata per le magnum e le grandi riserve. La produzione comprende Pas Dosé e Brut con un residuo zuccherino massimo di 6 g/l. La cantina offre 10 referenze: 5 spumanti e 4 vini fermi, inclusi quelli da vendemmia tardiva,” ci racconta Nicolas Bovard. “Le nostre prospettive si focalizzano su progetti di affinamento in miniera, dove possiamo sfruttare una temperatura costante durante tutto il periodo, e sulla spumantizzazione in quota. Inoltre, ci dedichiamo al recupero di vigneti storici e a un lavoro attento sulla differenziazione delle zone viticole, valorizzando le peculiarità di ogni area.”

La degustazione:

Glacier 100% Prié Blanc, affinato per 30 mesi sui lieviti, presenta al naso un bouquet elegante e minerale, con note di crosta di pane e lieviti ben integrati. Al palato, è snello e raffinato, con una struttura delicata e un finale sapido e persistente. Le bollicine sono estremamente fini e perfettamente integrate, offrendo una bevuta piacevolmente fresca e sofisticata.

Cave Mont Blanc “Blanc du Blanc” Metodo Classico, affinato per 24 mesi, al naso si apre con un ampio bouquet di fiori freschi e frutti, arricchito da note di elicriso e sentori tostati. Al palato, si presenta con una struttura leggera e saporita, offrendo una sensazione di ampiezza e accoglienza, con un finale fiorito e ben equilibrato.

Blanc de la Morgex 2023, di colore paglierino chiaro, presenta marcati sentori tropicali, con note predominanti di banana. Al palato, si distingue per la sua semplicità e sapidità, offrendo una bevuta fresca e piacevole.

Blanc de la Morgex Affinato in Miniera 2022, l’affinamento in miniera, a temperatura costante, contribuisce significativamente alla qualità del vino. Al naso, emerge con eleganza e struttura, caratterizzato da una notevole verticalità e finezza minerale. Rispetto ad altre annate, presenta una minore predominanza di frutta, offrendo una complessità raffinata e una struttura ben definita.

Donnas

La Valle d’Aosta si conferma come una delle regioni vitivinicole di maggiore pregio in Italia, senza dubbio tra le migliori del nostro Paese. Per quanto riguarda l’enoturismo, c’è ancora un margine di crescita. Durante il nostro viaggio, abbiamo percepito che, in alcuni casi, l’accoglienza in cantina potrebbe essere ulteriormente valorizzata per offrire un’esperienza più completa a tutti, dagli appassionati ai professionisti del settore. Le sale degustazione, talvolta, potrebbero essere migliorate per rispecchiare al meglio l’eccellenza dei vini, la cui qualità è indiscutibile. Un approccio più aperto e accogliente potrebbe rendere l’enoturismo valdostano ancora più attrattivo, coinvolgendo in modo autentico chi desidera scoprire e promuovere la ricca tradizione vinicola della regione.

È meritevole di nota il lavoro delle cantine che hanno intrapreso un percorso di valorizzazione dell’enoturismo, riconoscendo in questo settore un’importante opportunità di crescita. La cantina Grosjean è un esempio eccellente di come questo approccio possa fare la differenza.