I wine tour iniziano con la degustazione e l’approfondimento dei vini di un determinato territorio e finiscono per essere esperienze totalizzanti che ci portano a scoprire la storia, la tenacia e le peculiarità specifiche delle aziende e del loro essere parte integrante di una terra. La Toscana viene spesso associata al binomio “terra di” e infatti nei secoli è stata terra di poeti, di tradizioni, di vino ma è soprattutto una terra di valori frutto anche del sudore, della costanza e della pazienza di chi ha investito e usato le mani per lavorare la terra.
Tolaini
Nell’anfiteatro naturale dei poderi Montebello e San Giovanni, a Castelnuovo Berardenga, Pier Luigi Tolanini ha realizzato il sogno di produrre vini con il proprio nome. Per riuscirci, circa cinquant’anni fa, era emigrato in Canada iniziando dai lavori più semplici con la volontà e la tenacia di chi ha le idee ben chiare: acquistò un camion e si inserì nel settore dei trasporti, dormendo soltanto poche ore tra il carico e lo scarico delle merci. Negli anni Novanta, divenuto uno dei dieci maggiori trasportatori del nord America, intuì che era il momento di tornare in Italia: acquistò così 100 ettari di terreno suddivisi tra San Giovanni (sabbioso e tufaceo con esigua presenza di scheletro), Montebello (franco-limoso con buona porosità strutturale e discreta presenza di scheletro) e Al Passo (franco-argilloso, calcareo, con buona porosità strutturale e alta presenza di scheletro). Chiamò a lavorare per lui l’enologo Michel Roland insieme agli agronomi Danny Schuster ed Andrea Paoletti che optarono per un iniziale taglio bordolese con lunghissime macerazioni. Una particolarità della tenuta che arricchisce la storia del territorio è la presenza, nella lecceta, di un’antica tomba etrusca a camera unica.
Ad oggi l’azienda ha impiantato circa 7500 piante per ettaro ed ha scelto una coltivazione biologica vicina al biodinamico con neutralità carbonica per i vitigni di Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Sangiovese. È di Lia Tolaini, figlia di Pier Luigi, il merito della valorizzazione del sangiovese: il passaggio viene fatto in botti di Slavonia, Austria, Lussemburgo ed è appena iniziata la sperimentazione del passaggio in botti toscane sottoposte a stagionatura del legno nelle Foreste Casentinesi.
Dopo la visita dei vigneti e della cantina ho potuto degustare sette degli otto vini prodotti: Vallenuova, Montebello Sette, Mello, Al Passo, Valdisanti, Legit e Picconero e ho ascoltato con piacere la storia di Perlui, dedicato a Pier Luigi “Louie” Tolanini e realizzato con 100% Cabernet Franc, suo vitigno preferito e conclusione del suo sogno di vignaiolo imprenditore.
Vallenuova è un Chianti Classico DOCG realizzato con 95% Sangiovese e 5% Canaiolo. Vallenuova è il nome della tenuta e il vino si presenta sensuale e caratterizzato da note di ciliegia rossa, amarena, tabacco, spezie e liquirizia; i tannini sono eleganti e ben bilanciati. Le uve vengono selezionate prima in vigna, nel corso della vendemmia, e in un secondo momento in cantina. La fermentazione avviene a temperatura controllata e il mosto viene lasciato venti giorni sulle bucce. Per l’invecchiamento sono previsti dieci mesi di passaggio in botti grandi di rovere toscano, di Slavonia e austriaco e infine 4 in bottiglia.
Montebello Sette è un Chianti Classico DOCG Gran Selezione, un cru 100% Sangiovese corrispondente alla parcella di due ettari numero “7” del vigneto Montebello. Ci spostiamo su un vino più complesso, con una forte struttura, altrettanto sensuale e delineato da note di ciliegia rossa, tabacco, cuoio, spezie e liquirizia; i tannini sono eleganti e ben bilanciati. Le uve vengono vendemmiate manualmente e sottoposte a doppia selezione. La fermentazione alcolica ha una durata di 20 giorni in tini a temperatura controllata con rimontaggi ogni 8 ore e un delestage a settimana, mentre quella mololattica avviene in botti di legno da 25 hl. L’affinamento prevede dai 18 ai 24 mesi in botti da 25 hl, a secondo dell’annata, di cui 6 sulle proprie fecce fini, 6 in acciaio e infine 6 in bottiglia.
Mello è un IGT Toscana 100% Sangiovese, proveniente dal vigneto più alto del Chianti Classico DOCG situato a 700 metri sopra il livello del mare. Risalta subito all’occhio il colore rosso rubino con riflessi porpora, mentre al naso spiccano note di lampone, ciliegia rossa e violetta; i tannini sono fini e levigati. La vendemmia avviene manualmente e dopo il diraspamento viene effettuata una vinificazione in anfore di terracotta per 90 giorni oppure in tino per 45 giorni. L’affinamento è di 18 mesi in botti di rovere austriaco da 25 hl, di cui sei sulle proprie fecce fini e 8 in bottiglia.
Al passo è un IGT Toscana composto Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon in parti uguali e prende il nome dal bosco della tenuta in cui è presente la tomba etrusca. È il vino più conosciuto e più venduto dell’azienda, molto apprezzato per i molteplici abbinamenti. Il colore è rosso rubino brillante, le note prevalenti sono frutti rossi, liquirizia, vaniglia e pepe nero, mentre i tannini sono morbidi. Le uve vengono selezionate in vigna durante la vendemmia, la fermentazione è in acciaio e il mosto resta sulle bucce per circa 20 giorni; seguono 14 mesi di affinamento in vasca e in botte di rovere, di cui sei sulle fecce fini.
Valdisanti è un IGT Toscana 50% Cabernet Sauvignon e 50% Cabernet Franc. Valdisanti è il nome della tenuta di famiglia ubicata nel borgo di San Giovanni a Cerreto. Il roso rubino in questo vino è carico di riflessi granati e gli aromi percepiti sono frutta secca, cannella, peperone e vaniglia, i tannini invece sono morbidi e rotondi. La prima selezione delle uve avviene direttamente in vigna, la fermentazione è a temperatura controllata e poi sottoposto a affinamento di 16 mesi in botti di rovere, di cui sei sulle fecce fini.
Legit è un IGT Toscana 100% Cabernet Sauvignon realizzato con uve della vigne di San Giovanni a Cerreto. In inglese vuol dire “legittimo” oppure viene usato nello slang americano al posto di cool. L’uomo rappresentato nell’etichetta è Thelonious Monk, padre del Jazz moderno, durante un concerto del 1962 a Milano. È nato da un colpo di fortuna: in cantina era presente un Cabernet Sauvignon del 2013 di Michel Roland con grandissima estrazione e Lia Tolaini decise di imbottigliarlo: dopo un anno e mezzo iniziò a schiudersi e un distributore del Kansas esclamò: «It’s legit!». È la dimostrazione che un terroir può dare vita a un vino armonioso tanto che Wine Spectator lo ha inserito al XXVI° posto della top 100, nel 2016 al XIII°. Il colore è rosso rubino e spiccano sentori di pepe nero, liquirizia e grafite armonizzati con vaniglia di quercia. La prima selezione è in vigna, la fermentazione avviene a temperatura controllata dopo di che il vino riposa 24 mesi in barriques (70% nuove e 30% di secondo passaggio), di cui 6 sulle fecce fini.
Picco nero è un IGT Toscana ed è la punta di diamante dell’azienda, ossia il vino più rappresentativo, la cui produzione avviene solo nelle grandi annate. All’inizio era stato pensato come un bordolese puro (Petit Verdot, Cabernet Sauvignon e Merlot) e solo successivamente è stato realizzato con 100% Merlot per mettere in evidenza la tipicità dell’uvaggio. Il colore è rosso rubino molto carico con riflessi graniti e aromi di frutta rossa, peperone, liquirizia e vaniglia; i tannini sono morbidi e rotondi, si percepisce subito la freschezza e, nonostante sia un Merlot in purezza, non ha la grassezza dei Merlot della costa. Dopo la selezione in vigna, la fermentazione avviene a temperatura controllata per circa 30 giorni, poi il vino passa in botti di rovere francese nuove e sottoposto a morbose frollature manuali; 18 mesi di affinamento in barriques nuove con 6 mesi sulle bucce fini. Una volta imbottigliati riposa 12 mesi prima dell’immissione sul mercato.
Podere Conca Bolgheri
Ci spostiamo a Bolgheri per conoscere una piccola ma autentica azienda nata nel 2015 dalla volontà e dalla tenacia di Silvia Cirri, primaria di anestesia, rianimazione e terapia intensiva all’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano. Il podere, numero 196 della strada provinciale Bolgherese, poco distante dal famoso Viale dei Cipressi, risale al 1861 ed era punto di incontro dei contadini del tempo; è caratterizzato da finestre e porte rosso brillante, riportate anche nel logo, e dal 1982 è la casa estiva della famiglia, al centro di un terreno a conca di 4,9 ettari con 800 ulivi secolari delle varietà toscane di Leccino, Frantoio e Moraiolo. Una particolarità dell’azienda è che proprio tra le piante di Moraiolo sono stati impiantati 0,8 ettari di filari di Cabernet Sauvignon ripristinando la vecchia tradizione toscana della promiscuità tra vigna e olivi. I filari vengono lavorati a file alterne per permettere all’acqua di penetrare nel terreno smosso e essere raccolta in profondità per una successiva disponibilità. Ogni anno, dopo la raccolta, vengono seminate essenze quali trifoglio per l’azoto, facelia, rafano che ha radici fittonate cioè che permettono la penetrazione dell’acqua creando delle crepe nel terreno e infine graminacee per creare un tappeto secco in grado di mantenere più bassa la temperatura del terreno.
Le vigne si trovano nel terreno delle Ferruggini, estremamente vicino al mare e in mezzo ad Ornellaia e Sassicaia. L’attenzione alle uve è meticolosa in ogni passaggio: l’agronoma segue tutta la conduzione affinché arrivino in cantina sane e vengano raccolte al giusto momento di maturazione. La raccolta viene effettuata a mano in base al vitigno e al diverso grado di maturazione di Chardonnay, Sauvignon Blanc e Viognier solitamente a fine agosto, mentre Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Ciliegiolo da settembre. La caratteristica delle vigne è la giovinezza e abbinata a tipologie di terreni diversi permette una grande sperimentazione, prima in vigna e poi in cantina dove vengono usate tostature di legni diversi.
Tra il 2018 e il 2019 Silvia, che nel frattempo si è avvalsa di un team di lavoro femminile motivato e appassionato, ha realizzato la propria cantina. Si vede subito al primo sguardo che la cantina ha un tocco femminile: essenziale e con la ripresa del rosso del podere per arredamento e serbatoi a Tulip, ma anche per la scelta dei legni di tonneau e barrique, realizzati con legni provenienti da foreste francesi dalla grana extrafine. I bianchi passano in tini d’acciaio per fermentare due settimane a bassa temperatura: il vino acquista così volume ma mantiene la mineralità mentre le uve rosse vengono disposte in cemento grezzo a contatto con le bucce in base all’obiettivo.
Le etichette attualmente in produzione sono quattro, 2 vini freschi e 2 monovarietali: Elleboro, 196, Agapanto e Apistós.
Elleboro è un vino bianco IGT Costa Toscana realizzato con un particolare bland di Viognier, Chardonnay e Sauvignon blanc, il cui nome è un omaggio al fiore conosciuto anche come Rosa di Natale. Ogni vitigno viene raccolto separatamente a fine agosto e sottoposto ad affinamento solo in acciaio. Nel bouquet si identificano note di frutta gialla con pesca e albicocca e una tonalità di ananas che conferisce una freschezza acidula.
196 è un vino rosso IGT Costa Toscana, Cabernet Sauvignon in purezza. Il nome deriva dal numero civico, 196 appunto, del podere. Il vino viene sottoposto a 8 mesi di affinamento in toulipe di cemento e poi a due mesi di maturazione in bottiglia; è nato con l’idea precisa di raccogliere il Cabernet Sauvignon un pochino prima rispetto a quello che andrà nel blend mantenendo la parte acida e fresca. Al naso spicca subito un bouquet di note fruttate e vegetali e può essere bevuto anche in estate perché non è eccessivamente corposo e strutturato.
Agapanto è un vino rosso Bolgheri DOC, un blend Bolgheri a base Cabernet Sauvignon 50%, Cabernet Franc 35% e 15% Ciliegiolo per conferire rotondità e una nota di frutto rosso maturo ad un blend internazionale bordolese. Viene sottoposto a 12 mesi di affinamento in legno (tonneaux e barrique di secondo passaggio) e a minimo 6 mesi in bottiglia; giovane ma elegante, caratterizzato da un rosso vivace intenso ed è dedicato ad un fiore che Silvia ha deciso di alternare alle rose nella vigna;
Apistós è un vino rosso IGT Costa Toscana, Cabernet Franc in purezza realizzato con la selezione dei Cabernet Franc dell’azienda. È uscito quest’anno sul mercato ed ha subito ricevuto due bicchieri Gambero Rosso. Sottoposto a circa 16 mesi di maturazione in barrique di rovere francese di primo e secondo passaggio, si presenta dal colore rosso intenso e vivace, quasi prepotente al naso ma in bocca molto equilibrato e rotondo con note eleganti di varietali erbacee e peperone verde.
Podere 414
Ultima tappa del tour nel cuore della Maremma: ho visitato l’azienda Podere 414 di Simone Castelli, un uomo di forti principi, generoso, come il Morellino che produce con passione e caparbietà, innamorato della Maremma al punto da sceglierla come terroir da vivere e nella quale iniziare a fare il produttore. Podere 414 è il nome conferito al podere dall’Ente Maremma con la riforma agraria del 1960 durante il governo Fanfani. La Maremma è da sempre considerata una zona della Toscana ambivalente nella quale meraviglia e sciagura hanno convissuto, una Maremma che è stata amara, come ci ricorda una celebre canzone popolare toscana, ma al tempo stesso rappresentata dai Macchiaioli nelle sue forme e nei suoi personaggi, dai butteri, agli allevatori, ai mandriani fino ai semplici raccoglitori. La difficoltà del territorio è trovare un’identità che le permetta di rilanciare il territorio e farlo apprezzare: siamo in una zona interessante perché la vigna c’è sempre stata, la vicinanza al mare permette una buona produzione di sangiovese maremmano costiero grazie alla buona luminosità, ai venti termici e alle temperature alte che rilasciano un tannino morbido, dolce e meno ruvido.
L’azienda è nata nel 1998 e Simone ci racconta che all’inizio non esistevano vigna o cantina, così si è dedicato alla produzione di un unico morellino, impiantando vari vitigni per capire quale reagisse meglio al territorio; nel 2007 è arrivato il rosato per migliorare la qualità del morellino e nel 2016 è iniziata la sperimentazione sui bianchi con un trebbiano toscano in purezza e quest’anno il grechetto.
Podere 414 è focalizzato sul Morellino, un vino duttile ma non facile, di cui finalmente si sta iniziando a parlare più a fondo grazie alla presenza da alcuni anni in una specifica sezione di Chianti Lovers a Firenze. L’idea di base di Simone è arrivare a produrre un Morellino con 95% Sangiovese e 5% con altri vitigni per raggiungere la punta di personalità propria che distingua un’azienda dall’altra. La degustazione è stata quindi predisposta su una verticale di Morellino e di farci provare Rosato e Badilante a cena.
Annata 2021: realizzata con 85% Sangiovese complementato da un 15% ripartito tra Ciliegiolo, Colorino, Alicante e Syrayh. Imbottigliato ad aprile, ha fatto un anno e 8 mesi prima di essere messo in vendita con una fermentazione in cantina, l’aggiunta di lieviti selezionati e 12 mesi in legno. Spiccano subito i frutti rossi e la nota alcolica; mano a mano che si apre, risalta la macchia mediterranea e altrettanto lentamente la vaniglia. I tannini sono ben presenti ma non disordinati.
Annata 2020: al naso appare subito più equilibrato, la spinta di frutta si è indebolita e i toni sono più moderati. Si comincia a sentire l’espressione del territorio di cui Simone ci ha parlato: il tannino è dolce, si affaccia una leggera buccia d’arancia che sta caratterizzando il Sangiovese in via d’evoluzione e note fragola.
Annata 2019: inizia a sprigionare i profumi derivanti dalla permanenza in bottiglia e emergono aromi terziari come il cuoio. A livello olfattivo è l’annata più complessa con note persistenti di balsamico, lavanda ed elicriso.
Annata 2016: mostra la complessità del Sangiovese che è stato tanto in bottiglia e “chianteggia”.
Assaggiando questi quattro vini si capisce che il Morellino è un vino che può essere gustato anche a cinque anni dalla vendemmia e che addirittura può essere portato a Riserva come nel caso dell’Annata 2018 riserva del Bersagliere, Morellino 100% Sangiovese con tre anni di affinamento in legno e due in bottiglia che conserva ancora freschezza e vivacità e ben sposa il messaggio dell’azienda nel comunicare che la Maremma può fare prodotti di eccellenza.