L’Amarone della Valpolicella si prepara a un nuovo secolo di successi, puntando su segmentazione del mercato e un forte legame con il brand Verona. Lo ha sottolineato Christian Marchesini, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, durante Amarone Opera Prima, l’evento che celebra il centenario del primo Consorzio rossista veneto.

Un secolo di storia che ha portato benessere e crescita, con oltre 2.400 aziende, 360 imbottigliatori e 8.600 ettari di vigneti. “Il nostro passato ci ha dato valori intangibili e benessere, con un valore della denominazione oggi stimato in circa 6 miliardi di euro”, ha dichiarato Marchesini.

Mercato e prospettive future
Secondo i dati dell’Osservatorio Uiv, il 2024 si chiude con un calo del 2% rispetto all’anno precedente, ma con un recupero del 9% nel secondo semestre. Un segnale incoraggiante in un contesto globale complesso per i vini rossi. “L’Amarone deve rafforzare il suo posizionamento di vino icona, rivolgendosi a consumatori maturi con un reddito elevato”, ha spiegato Marchesini.

In Europa, il Nord resta la sua roccaforte, ma le potenzialità di crescita sono maggiori negli Stati Uniti, in particolare sulla East Coast, così come in Cina e Giappone, dove il vino ha già una quota di export significativa.

Il ruolo di Verona e la valorizzazione del territorio
Per competere sui mercati globali, l’Amarone dovrà valorizzare ancora di più il legame con il territorio e con il brand Verona, simbolo internazionale di cultura e qualità. “L’Amarone dovrà proporre un mix unico di terroir, storia e coerenza stilistica”, ha dichiarato Carlo Flamini, responsabile dell’Osservatorio Uiv.

L’identità, la qualità e una strategia di mercato ben definita saranno le chiavi per garantire all’Amarone un futuro di successo nei mercati internazionali.