San Gimignano è il regno incontrastato di un vino bianco unico: la Vernaccia di San Gimignano, un vino irripetibile e ribelle, per usare le parole della Presidentessa del Consorzio della Vernaccia Irina Guicciardini Strozzi.
La Vernaccia è il risultato del lavoro di tante aziende, spesso a conduzione familiare e spesso guidate da donne, che credono fermamente in questo vitigno e del quale si ha traccia in alcuni documenti fin dal 1200, a testimonianza che stiamo approcciando un vino che fa parte del dna del territorio da tempo ormai immemore.
“La Vernaccia è un’identità rappresentativa anche al femminile del vino Toscano” – racconta Gabriele Gorelli, primo Master of Wine italiano – “E’ proprio questo che è cambiato, l’approccio a pensare a questo vino bianco con una sua precisa identità, anche femminile: la Vernaccia, La Regina. Non più un vino bianco iscritto tra i rossi, non più un bianco travestito da rosso ma un bianco totalmente diverso e totalmente iconico, come iconico è San Gimignano. E sappiamo che non si può parlare di Vernaccia senza parlare di San Gimignano, da 1000 ormai.”
Proprio per esaltare la territorialità e il legame con il territorio di questo vino, è stato deciso, all’interno del Piano Triennale della Vernaccia di San Gimignano, di costituire una sorta di “albo chiuso”: il Consorzio, sentite le altre parti interessate, ha deciso che gli ettari vitati a Vernaccia di San Gimignano, per i prossimi tre anni dovranno restare gli stessi. La Vernaccia resterà la stessa nella sua dimensione territoriale. Il concetto di “timeless” utilizzato da Gorelli, come “bandiera di apertura” dell’Anteprima 2023, per indicare la longevità di questo vino e il fatto che le sue origini sono risalenti nei secoli, si arricchisce di un’ulteriore tessera che non riguarda più solo il tempo ma anche lo spazio, e proietta la Regina Bianca verso un concetto di terroir più completo e complesso.
Al cospetto della Maestà di Lippo Memmi in Sala Dante a San Gimignano, si è tenuta, in occasione dell’Anteprima 2023, la Masterclass condotta dal Master of Wine Gabrielli Gorelli, che ha selezionato e presentato perfettamente dodici Vernaccia di San Gimignano. Un vero e proprio viaggio sensoriale nel tempo e nel mondo della Vernaccia, supportato da un approccio comparativo con zone enoiche più famose e blasonate per definire un descrittore, proprio a testimoniare che la Vernaccia non ha niente da invidiare ad aree geografiche che sono considerate dei veri e proprio “Templi” del vino.
Andando nel dettaglio della verticale condotta da Gorelli (dal 2018 al 1997), possiamo dire che nessuno dei vini assaggiati peccava per longevità e complessità.
Colombaio di Santa Chiara – Vernaccia di San Gimingnano Docg Campo della Pieve 2018
Note floreali, frutta tropicale, al naso molto chablisien, note fumè. Di guscio di ostrica, non vira però sul lattico dello yogurth come alcuni Chablis. Generoso sul medio palato, è un vino che ha certo peso in bocca, quasi “oleoso”, leggermente citrico.
Fornacelle – Vernaccia di San Gimingnano Docg Riserva Fiora 2018
Vino dedicato dal produttore Marco Giusti alla madre Fiora. Siamo nella zona nord della zona di produzione. Le uve vengono lasciate un po’ di più sulla pianta e la vendemmia avviene in leggero ritardo. E’ un vino che d° l’idea di un bianco della Rioja, note di vaniglia, gelsomino, un citrico più importante, flessibile al palato medio, sapido e molto concentrato.
Guicciardini Strozzi – Vernaccia di San Gimingnano Docg Riserva 2017
Pesca, albicocche, litchi, frutta tropicale, al sorso è scorrevole, rinfrescante, ha una salinità piacevolissima che amplia l’eleganza del vino. E’ un vino ricco. Lo chardonnay presente in piccola percentuale fa fare un piccolo salto di eleganza allo stile del vino conferendogli tensione ma senza alterare l’aroma della Vernaccia.
Fattoria San Donato – Vernaccia di San Gimingnano Docg Riserva Benedetta 2016
La 2016 è un’annata di grande spessore qualitativo, perfetta sia per i vini rossi che bianchi. E anche con questo vino non si smentisce: vaniglia, spezie, lemon curd, una nota fumè e di miele. Simile ad un Semillon della Hunter Valley.
Al sorso troviamo un vino compatto, speziato, una piccantezza quasi di ginger, non troviamo frutti, ma salinità estremamente piacevole e rimfrescante e note citriche di lime. Il vino, o meglio la vigna da cui proviene, è porta il nome di Benedetta Lenzi, produttrice.
Fattoria Poggio Alloro – Vernaccia di San Gimingnano Docg Riserva Le Mandorle 2016
Note di amaretto e mandorla, idrocarburi, note tipiche di vini longevi. Leggermente fenolico, escono poi sentori di pompelmo, molto salino e agile al sorso. Un vino gustoso. Ricorda un Fiano o un Riesling. Molto intenso. Gorelli lo definisce un “case study” per la nota di mandorla.
Cappella Sant’Andrea Vernaccia di San Gimingnano Docg Clara Stella 2015
Al naso inizialmente molto riservato, fa poi sentire tutta la sua struttura: vengono fuori profumi di fieno, the, gelsomino e agrume nobile. In bocca è straordinario: pieno, di una sapidità elegante e sottile. Molto soddisfacente da bere.
Casale Falchini – Vernaccia di San Gimingnano Docg Riserva Vigna a Solatìo 2015
Note fumé, gessoso, molto Chablisien per questi aspetti, ha anche un distinto carattere San Gimignanese: al naso e al sorso si avverte lo zafferano, erbe aromatiche come il timo, l’acidità è impressionante ed è ben bilanciata dalla struttura conferita dall’affinamento in botte segno che c’è stata un’ottima gestione del legno e che il vino ha in sé una grande struttura. Ginger e zafferano persistono in retrolafattiva.
Panizzi – Vernaccia di San Gimingnano Docg Vigna Santa Margherita 2014
Il 2014 è stato un annus horribilis per il vino; ma sono proprio anni come questo che permettono di capire quale sia il carattere della Vernaccia. Il vino è scarico ma è pulito, ha note di pompelmo, di gelsomino e di rosmarino e erbe aromatiche, ha un sorso energico ma non denso. E’ essenziale.
La Lastra – Vernaccia di San Gimingnano Docg Riserva 2014
Ginger, spezie, frutti tropicali e note fumé. Al palato è teso, si sento il ginger e i frutti. Lunghissima persistenza in retrolfattiva. L’uso della botte è decisamente sapiente.
Tollena – Vernaccia di San Gimingnano Docg Riserva Signorina Vittoria 2011
Piante di quarant’anni. Insieme alla Vernaccia troviamo Chardonnay e Malvasia che conferiscono al vino una certa ampiezza sia al naso che al palato. Spiccano al naso note di ginger, spezie, salmastro e note di torrefazione lieve. Al palato ha grande energia: esplodono e integrano la Vernaccia, lo chardonnay e la malvasia. Sul finale si sente la frutta e il miele. Risente molto del caldo di metà Agosto che c’è stato nel 2011.
Il Palagione – Vernaccia di San Gimingnano Docg Hydra 2007
Pieno di vita, vibrante. Ha piccole note di riduzione iniziali. Al naso la tensione viene conferita da note di lime, agrumi nobili, ha quasi una dimensione olfattiva “tattile”. Al palato rivela tutta la sua bella struttura ed energia, Hydra di nome e di fatto. Molto raffinato, assimilabile ad un Pouilly fumé.
Montenidoli – Vernaccia di San Gimingnano Docg Carato 1997
Grandissimo carattere. Un esempio di cosa un terroir come Montenidoli possa dare. Un vino serissimo. Il legno è dosato alla perfezione. E’ ancora fresco e estremamente complesso. Zafferano e timo la fanno da padrone. La sua traiettoria non è finita. Questo vino ha l’abilità di farci capire quanto possa essere longeva la Vernaccia.
Cuore e anima di Montenidoli è la signora Elisabetta Fagiuoli, proprietaria e fondatrice di Montenidoli. Con queste note in testa, penso che la Vernaccia di San Gimignano non solo è un bianco da bere con facilità e velocità ma che è un vino che ha bisogno di tempo per far sbocciare i suoi profumi e per affinarsi, e che proprio per le sue caratteristiche (gustative), abbia bisogno di riposare per almeno un anno dopo la vendemmia e di affinare per qualche mese in bottiglia.
San Gimignano è un territorio che l’abilità di attraversare i millenni, perché non concedere qualche mese in più ad uno dei suoi gioielli?
L’Anteprima 2023 vera e propria si è svolta nella splendida cornice del Palazzo Raffaele De Grada, e qui, il mio pensiero sulla necessità di dare tempo a questo vino, viene consolidato dall’assaggio delle anteprime: impossibile dare una valutazione o farsi un’idea di “piacevolezza” con vini imbottigliati da pochi giorni, o almeno io ho avuto molta difficoltà.
La musica cambia assaggiando le 2021 e altre annate vecchie. I vini qui sono precisi, ogni cantina ha il suo carattere e il suo tratto distintivo: penso ad alcuni fra gli assaggi che ho preferito: Cesani con vernaccia di SG DOCG Clamys (minerale e sapido), Fattoria Fugnano Donna Gina (con note gessose, zafferano, ginger, frutti e fiori in apertura), Fattoria La Torre con il suo zafferano preponderante, Casa Lucii con tutte le sue annate di MareTerra (2003-2021) sempre luminose, sapide e raffinate.
Una menziona particolare per Poderi dell’Arcangelo VSG Riserva per Bruno 2020: durante gli assaggi mi sembrava che il vino fosse troppo caldo e che venisse un po’ mortificato, parlando con il produttore e assaggiandolo a temperatura più bassa, ho trovato questa Vernaccia vinificata in anfora molto piacevole.
La giornata si è conclusa con una splendida cena con i produttori al Ristorante San Martino 26, dove lo Chef Ardit Curri, di origine albanese, ha allietato i commensali con un percorso che utilizza materie prime di altissima qualità e che integra elementi della sua terra alla cucina toscana con equilibrio e maestria: penso alla bietola rossa nella fina oliva nel benvenuto dello Chef, ai cannoli ai fegatini, mela verde e gelé di fichi, allo yogurt greco con l’agnello nel secondo piatto.
I produttori, F.lli Vagnoni e Teruzzi, hanno accompagnato i piatti con splendidi vini di varie annate, permettendoci di cogliere le sfumature e le differenze stilistiche che la Vernaccia può esprimere attraverso il tempo e ci hanno trasmesso tutto il rispetto, la passione e l’amore che nutrono nei confronti di questo vitigno, che se ben trattato e soprattutto se capito, come ha detto Antonio Vallario (F.lli Vagnoli), ci darà in cambio tanti piccoli capolavori, che come tutti i capolavori sono senza tempo.
Vernaccia di San Gimignano Docg 2022 – Vagnoni: fiorita, fresca, sapida e minerale. Sorso soddisfacente e goloso.
Vernaccia di San Gimignano Docg Isola Bianca 2021- Teruzzi: pesca bianca, pera matura, sapida con un finale di mandorla, molto bello.
Vernaccia di San Gimignano Docg Fontabuccio 2021 – Vagnoni: selezione di uve raccolte a mano da unica vigna con piccola aggiunta di chardonnay e vermentino. Fiori bianchi, sapidità pulita e un finale amarognolo ben integrato al sentori di vaniglia.
Vernaccia di San Gimignano Docg Riserva I Mocali 2018 – Vagnoni: è elegante, complesso, con profumi intensi di frutta, pasticceria ed erbe officinali ben integrate con le note boisé. Gusto pieno ed armonico con bella persistenza gustativa ed elegante speziatura conferita dall’affinamento in legno gestito con equilibrio e sapienza.
Vernaccia di San Gimignano Docg Riserva San’Elena 2018 – Teruzzi: Corredo aromatico ampio e sfaccettato. Fiori bianchi e agrumi si armonizzano alle/con le note minerali, di pietra focaia, tipiche del vitigno. Stessa complessità si ritrova anche all’assaggio. Avvolgente e di buona intensità. Diversamente da i Mocali, non viene fatto affinamento in legno ma resta ad affinare sulle fecce fini per quindici/diciotto mesi.
Vernaccia di San Gimignano Docg Isola Bianca 2017 – Teruzzi: il corredo aromatico fruttato è qui molto più sviluppato e la freschezza più bilanciata e integrata.
Vernaccia di San Gimignano Docg Riserva I Mocali 2015 – Vagnoni: Gelsomino, vaniglia e nocciola. Evoluzione naturale del corredo aromatico e olfattivo. La complessità e la longevità di questo vino si snodano davanti come un nastro di seta.
Vernaccia di San Gimignano Docg Sant’Elena 2016 – Teruzzi: l’agrume qui diventa nobile, quasi candito, il fiore bianco è più pienamente sbocciato, la frutta è maturata rispetto alla 2018. Esplode la macchia mediterranea e si sente l’alloro. Avvolgente e lungo.