A Lamole ogni anno si rinnova un gesto simbolico che sintetizza il pensiero e la filosofia dei produttori lamolesi, attori principali del primo prodotto d’eccellenza di questo territorio: il vino.
“Noi vogliamo che tutto il Consorzio e che tutti i soci del Consorzio, i produttori di questa denominazione respirino questa voglia di vivere la loro individualità ma poi anche mettere in comune queste risorse e queste qualità del prodotto per la crescita dell’intera denominazione”, spiega Carlotta Gori, direttore del Consorzio del Vino Chianti Classico.
La ricchezza si scopre spesso nella diversità, e qui a Lamole questi coraggiosi produttori portano avanti, da molti anni, un percorso di riscoperta e valorizzazione di questa terra.
“Quella che era la piccola civiltà enoica di Lamole – precisa Paolo Socci, titolare della Fattoria di Lamole – che è andata avanti per tanti secoli, quindi terrazze, allevamenti ad alberello e queste viti pre fillossera, che erano una selezione particolare nata negli ultimi dieci secoli, da quando Lamole produce vino”.
Qui a Lamole infatti, è ancora diffuso l’allevamento ad alberello, che consente alla vite di superare meglio situazioni di stress idrico e climatico.
“Essendo bassa la vite prende calore dal terreno e quindi ha una maturazione migliore, produce molto meno ma la qualità è eccezionale”, precisa Annamaria Socci titolare de Le Masse di Lamole.
2015 e 2016, due annate che anche per Lamole rappresentano un picco qualitativo indiscusso, premiata anche la scelta di alcuni produttori di un più lungo affinamento in bottiglia.
“Noi produciamo un vino molto tradizionale e quindi lo affiniamo in vasche di cemento e per questo decidiamo di proseguire l’affinamento in bottiglia per poi mettere sul mercato un vino pronto”, racconta Serena Coccia, titolare del Podere Castellinuzza.
Lamole possiamo considerarlo uno dei territori più felici per la vendemmia 2017 nel Chianti Classico.
“L’altitudine ci aiuta tantissimo, – spiega Simone Coccia titolare di Castellinuzza e Piuca – non soffriamo il caldo come altre zone, viene un bel vino, sempre equilibrato, con i profumi del nostro vino lamolese”.
Tanti gli assaggi interessanti, come questo rosato di Lamole, fatto come tradizione vuole.
“Secondo me a Lamole ti puoi permettere di fare un buon rosato perché siamo molto in alto, c’è molta freschezza, c’è acidità, il rosato viene come deve venire, deve venire un vino rinfrescante, quasi come un bianco ma deve essere molto distante da un rosso”, racconta Juri Fiore dell’Azienda Juri Fiore e Figlio.
E poi il Vin Santo, vino dolce tipico di questo angolo di Toscana, che la tradizione ed i saperi contadini hanno tramandato sino ai giorni nostri.
“Noi si vendemmia a ottobre, si mette sui graticci, a gennaio si spreme e si mette nei piccoli cartelli, una volta di ciliegio, un’altra volta di rovere o castagno, etc, e poi, dopo cinque anni, quello che se ne ricava sono a volte cinquanta bottiglie, altre volte sessanta, questa è la produzione annuale che facciamo di vin santo”, spiega Andrea Cinuzzi titolare di Castellinuzza.
Lamole rappresenta per il Chianti, un patrimonio di valori unici, e visitarla rappresenta forse uno dei regali più belli che possiamo farci.