Il carattere distintivo di ogni porzione di territorio del Gallo Nero è il vero e più grande valore di questa bellissima denominazione: 75000 mila ettari di cui 9800 vitati e 6800 adibiti a Chianti Classico.
Grazie all’Associazione Viticoltori di Greve in Chianti giovedì 1 Settembre è stato possibile approfondire le caratteristiche delle UGA (Unità Geografiche Aggiuntive) di Greve, grazie alla interessantissima masterclass guidata da Alessandro Masnaghetti, che ha sviscerato con grande competenza e precisione, le peculiarità di sette etichette aderenti all’associazione.
All’interno dell’affascinante contesto dell’Enoteca Falorni di Greve in Chianti, Alessandro Masnaghetti ha iniziato la sua masterclass con una presentazione dettagliata dell’intero territorio del Chianti Classico, approfondendo ogni zona nelle sue caratteristiche geologiche piuttosto che quelle pedoclimatiche. Se vogliamo, una sintetica anticipazione di quello che potremo trovare nel nuovo lavoro di Masnaghetti dal titolo “Chianti Classico: l’Atlante”, il primo libro al mondo dedicato esclusivamente al territorio del Chianti Classico, ai suoi comuni, ai suoi vigneti e alle sue Unità Geografiche Aggiuntive (UGA).
Nel corso dell’interessante approfondimento scopriamo che il territorio del Chianti Classico è identificato nella parte interna dal crinale dei monti del Chianti con il San Michele, il monte più alto della denominazione e sempre visibile da ogni punto del territorio. L’altro crinale parte da San Donato in Poggio ed arriva a Vagliagli, passando da Castellina e viene identificato come la parte interna del Chianti, territorio godibile percorrendo la strada che segue la suggestiva dorsale, in macchina oppure bici.
Troviamo anche un terzo crinale che unisce Castellina con i monti del Chianti, dove a sud insiste la provincia di Siena a nord quella di Firenze.
Nella zona dei monti del Chianti è sicuramente quella più fresca, mentre la parte nord e quella occidentale risulta essere quella più calda e precoce, grazie anche all’influsso della conca di Firenze che si spinge l’aria calda della città, sino alle porte di San Casciano.
Nella parte centrale del territorio del Chianti Classico troviamo formazione di Sillano, alberese e marne del Sugame, sui bordi a nord i depositi fluviali con sassi tondi, nella zona ovest depositi lacustri e colline dolci ricche di argilla, a sud le sabbie plioceniche, ad est il macigno del Chianti con un 80% di formazioni arenarie.
“Le UGA è qualcosa che si lega alla storia, alla geografia, alla tradizione, è oggi così e lo sarà tra 100 anni.” – racconta Masnaghetti – “un passo importante per la denominazione che non ha tradizione di cru, a differenza del Barolo per esempio, nel Chianti Classico troviamo invece grandi proprietà. Le differenze numeriche tra Chianti e Barolo esistono per questo, nel Chianti Classico troviamo confini naturali chiarissimi.”
Greve è il territorio più esteso con circa 17.000 ettari, suddiviso in Panzano, Lamole, Montefioralle con pesi a livello di superfici diversi: 12000 ettari Greve, Lamole circa 1000, Montefioralle 1500 e Panzano 2800.
“La UGA Greve possiamo considerarla una zona molto articolata, una valle rettilinea che comprende una serie di zone specifiche e particolari. Due sono i riferimenti importanti, la valle della Greve e quella dei monti del Chianti, sparti acque tra il Chianti Classico ed il Valdarno.” – racconta Masnaghetti – “La mappa geologica ci racconta che nella destra Greve troviamo suoli ricchi macigno, di marne nella zona del Sugame, ma anche argilliti. Nel lato sinistra Greve, che comprende anche Montefioralle e Panzano, troviamo un panorama sicuramente più articolato. Nella UGA Greve ho identificato 4 macro aree: destra Greve, zona di Strada in Chianti, zona di San Polo e poi la zona di Dudda e Lucolena.”
La masterclass si è conclusa con una degustazione ed un focus di 7 etichette provenienti dalle quattro macroaree identificate da Masnaghetti nel territorio della UGA Greve.
I Chianti Classico 2020 Ottomani e il Chianti Classico 2020 Nozzole provengono dalla zona nord di Greve, dove troviamo un panorama aperto, suoli con argilliti e formazioni di Sillano, quote basse e clima più mite.
Chianti Classico 2020, Ottomani
Fiori rossi e frutti maturi, sentori minerali seguiti da macchia e mirtilli rossi. Palato fresco, frutto croccante e saporito.
Chianti Classico 2020, Nozzole
Rosa, viola mammola e mirtilli, seguono un bellissimo pepato e note di cannella. Palato disteso e accattivante, chiusura lunga e persistente.
Il terzo vino Chianti Classico 2019, Fattoria Santo Stefano nasce nella zona di Greti, al confine tra la parte interna della valle della Greve e la parte più a nord, qui nei terreni troviamo formazione di Sillano, una vena di alberese e l’inizio del macigno dei monti, una zona articolata.
Chianti Classico 2019, Fattoria Santo Stefano
Viola mammola, rosa e mirtilli rossi, seguono prugna matura e spezie. Palato ricco e materico, bella crescita sul finale. Grinta e carattere
Con il quarto vino Chianti Classico 2020, Villa Calcinaia ci spostiamo nella zona destra della Greve dove l’alberese marca molto il vino, in questo vino troviamo infatti una vena acida più spinta, il frutto è più chiaro e brillante.
Chianti Classico 2019, Villa Calcinaia
Freschezza e mineralità accompagnano marasca, scorza di arancia e sentori di cannella. Palato succoso e di sostanza, tannini levigati.
Con il quinto vino Chianti Classico 2020, Chiandrè torniamo sulla destra della Greve, nella zona di Melazzano dove come terreni troviamo sia il macigno che la formazione di Sillano che la pietra forte, caratteristica tipica di questa zona. Qui torniamo su uno stile dove il tannino è più marcato, una acidità più dolce e arrotondata ed una lieve terrosità.
Chianti Classico 2020, Chiandrè
Viola mammola, frutti rossi, dolcezza di frutto sorso bello come tutti i 2020, palato croccante e avvolgente.
Con il sesto vino Chianti Classico 2020, Castello di Querceto scavalchiamo le colline e andiamo a Dudda e Lucolena, zona tradizionalmente più fresca, nel vino torna l’acidità in evidenza con uno stile vivace abbinato ad una struttura di tannini più marcata.
Chianti Classico 2020, Castello di Querceto
Violetta, sentori minerali, freschezza e frutto al palato snello e di corsa.
In chiusura il settimo vino Chianti Classico 2018, Burrone che ha una annata diversa rispetto alle precedenti, nasce in una zona come quella di Panzano versante ovest, su di un poggio di pietra forte. In questo vino influisce particolarmente la macro zona e le caratteristiche climatiche di quell’area.
Chianti Classico 2018, Burrone
Naso pelle, sottobosco, vena terosa, umus. Palato dolce cresce bene sul finale.
Piazza Matteotti, allestita in modo impeccabile, accoglie a cena i produttori dell’associazione, i giornalisti e comunicatori presenti alla masterclass, oltre a tanti ospiti speciali. La cena, composta da ottimi piatti della tradizione toscana, è abbinata ad i vini dell’associazione,
“Questa associazione è composta da colleghi che hanno le stesse esperienze professionali” – commenta Victoria Olivia Matta, presidente dell’Associazione Viticoltori di Greve in Chianti – “ci permette di essere uniti, scambiarsi idee, opinioni e consigli oltre ad essere da ottimo collante nel rapporto di vicinato. Sono veramente contenta per quello che stiamo facendo tutti, questa esperienza servirà a tutti per crescere professionalmente ed umanamente.”
Nel corso della cena in Piazza Matteotti, ho potuto degustare altre etichette ed annate tra queste segnalo le seguenti.
Castello di Verrazzano Gran Selezione 2016: sorso lungo e saporito.
Chianti Classico Riserva 2017 La Presura: frutto maturo e saporito nonostante l’annata.
Chianti Classico Gran Selezione 2018, Fattoria Santo Stefano: eleganza e morbidezza di beva.
Chianti Classico Riserva 2019, Montecalvi: belle note terziarie e tanta sostanza.
Chianti Classico Riserva 2018, Querciabella: fine e pulito, un calice che non stanca.
Chianti Classico Gran Selezione 2018, Vicchiomaggio: naso sorprendente e palato vibrante.
Gran Selezione 2016, Carpineto: naso avvolgente, al palato stupisce.
“Avete finalmente in mano uno strumento estremamente importante, è il momento di mettere da parte personalismi e cercare di pensare positivo, quello delle UGA è uno strumento che deve essere sfruttato nel migliore dei modi, pensare positivo e se farete così sono sicuro che avrete grosse soddisfazioni.” – conclude Masnaghetti.
Splendidi e sempre puntuali e i sommelier di Fisar Firenze, puntuali compagni di un viaggio infinito.