Secondo Angiolino Maule, Presidente di VinNatur – Associazione Viticoltori Naturali, il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova la viticoltura, ma le zone storicamente vocate alla coltivazione della vite sono quelle che riescono a resistere meglio agli effetti estremi dei nuovi fenomeni meteorologici. Maule sottolinea come l’adattamento dei vitigni autoctoni, radicati nelle aree storiche, offra una maggiore resilienza rispetto alle viti “importate” in zone meno vocate. “I vignaioli e le diverse DOC devono adattarsi a questa nuova normalità,” afferma Maule, evidenziando la necessità di un cambiamento nel modo di affrontare le sfide climatiche attuali.
Il clima estremo ha impatti variabili lungo la Penisola: nel nord-ovest, le piogge primaverili, con valori doppi rispetto alla media, hanno causato perdite significative a causa della peronospora, mentre al centro-sud, la siccità e le alte temperature hanno già iniziato a influenzare pesantemente la raccolta delle uve. Nonostante queste difficoltà, la produzione media sembra essere nella norma, ma per valutare la qualità del vino bisognerà attendere la fine delle fermentazioni.
L’Associazione VinNatur, che da anni supporta i viticoltori associati con corsi di formazione, collaborazioni scientifiche e monitoraggi della biodiversità, continua a promuovere una viticoltura naturale basata sulla scienza. “Fare viticoltura naturale non significa affidarsi alla stregoneria,” ribadisce Maule, “ma sfruttare le conoscenze scientifiche per migliorare la salubrità delle vigne e la loro resistenza agli stress, evitando così l’uso della chimica.”
L’annata 2023 ha evidenziato le ripercussioni negative delle piogge frequenti, con un compattamento del suolo che ha portato a un calo della vita microbica. Tuttavia, i vignaioli che hanno seguito pratiche rispettose degli equilibri naturali del terreno sono riusciti a mantenere un suolo vivo e sano, dimostrando l’importanza di una gestione consapevole e sostenibile.