A fine maggio si è svolta la prima edizione di Rome Wine Expo, manifestazione di ampio respiro che già nel nome dichiara i suoi obiettivi: promozione, business e formazione, che trovano in Roma la centralità e la rilevanza necessarie.
Un evento organizzato da Riserva Grande, articolato tra banchi di assaggio (oltre 200 le aziende presenti), incontri B2B con buyers internazionali ed una fitta scaletta dedicata all’approfondimento, con seminari di grande interesse, tra focus sui vini laziali ed altri che hanno spaziato per la Penisola e all’estero.


Giusto per citare quelli a cui ho avuto il piacere di partecipare: l’imperdibile verticale di tredici annate del Frascati Superiore Luna Mater di Fontana Candida, che testimonia, casomai ve ne fosse ancora bisogno, le capacità evolutive di questo vino quando si segue la strada della qualità; gli straordinari, sfaccettati e longevi Orvieto DOC dei produttori di ORV, Oltre le Radici della Vite, che raccontano un territorio multiforme e altamente vocato; ed infine un excursus davvero approfondito sulla storia, sui territori e sui metodi di vinificazione dei vini bianchi e rossi da diverse zone della Georgia, alla presenza dei produttori e dell’ambasciatore georgiano in Italia.


Una sezione dell’evento è stata riservata all’ottava edizione di Nebbiolo nel Cuore, con oltre 60 produttori ai banchi di assaggio. In questo contesto si è tenuta la masterclass sui vini dell’Associazione Albugnano 549, condotta dall’enologo coordinatore dell’associazione, Gianpiero Gerbi e moderata da Marco Cum di Riserva Grande.
Il numero 549 si riferisce ai metri di altitudine del comune di Albugnano, definito il balcone del Monferrato, la sua collina più alta. Ed era il 5 aprile quando nel 2017 nove produttori (poi diventati quattordici) si associarono per far conoscere il loro Nebbiolo d’altura, coltivato in queste colline da sempre. Numero parlante, quindi, che sintetizza peculiarità ed intenti.


Al cuore del progetto, nato a vent’anni dal riconoscimento della Doc, c’è la determinazione a unire le forze per promuovere un Nebbiolo d’eccellenza ed il suo territorio nel senso più ampio possibile: passando dalla indubbia vocazione vitivinicola ed enogastronomica alla presenza di importanti emergenze storico-culturali, come la medievale Canonica di Vezzolano. Oltre alla DOC dedicata al Nebbiolo, questo estremo lembo del Basso Monferrato ospita altre denominazioni importanti, come la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco e la Freisa d’Asti. Il mercato principale è quello locale, sostenuto anche dalla consapevolezza dei ristoratori ed il turismo è attento e di qualità.


Prima della nascita di Albugnano 549, la Freisa è stato il vitigno dominante, tra gli anni Ottanta ed i primi Duemila. È stato poi avviato anche un progetto sulla Barbera, che però non ha dato i risultati sperati. Dal 2010 è cresciuto l’interesse per la zona ed il suo Nebbiolo, cui è seguito il riconoscimento della DOC.


L’associazione di produttori, da subito molto impegnata nella comunicazione del proprio vino, si è focalizzata sull’identificazione delle specifiche peculiarità e sulla definizione delle caratteristiche dei vini prodotti, condividendo al proprio interno le migliori pratiche agricole ed enologiche e le rispettive conoscenze tecniche. Gianpiero Gerbi, è stato coinvolto nel progetto sin dalla sua definizione, in veste, oltre che di consulente, di membro a tutti gli effetti della squadra.


Ci racconta di un territorio di limitata estensione, 44 ettari totali, distribuiti su quattro comuni (oltre ad Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito e Pino d’Asti), con venti produttori attivi, di cui quattordici riuniti nell’Associazione. Associazione che costituisce una piccola anomalia, essendo il Piemonte vinicolo terra principalmente di solisti. Ma necessaria per far conoscere un contesto in cui si produce un Nebbiolo peculiare e meritevole di emergere: suoli marnosi, principalmente di marne chiare, con nucleo gessoso, un’altitudine maggiore rispetto ad altre denominazioni regionali; il disciplinare interno dell’associazione, più rigoroso di quello della Doc, prevede un Nebbiolo vinificato in purezza (la Doc consente un 15% di altre varietà), con lunghe macerazioni ed affinamenti in botti di rovere per almeno 18 mesi e almeno sei in bottiglia.


Dieci i vini in degustazione, di altrettanti produttori.
Nebbia Tommaso – Nebula, Albugnano Superiore Doc 2019
Da una delle sottozone più alte; note di terra fresca, chiodi di garofano, pellame; sorso tattile, tannino fitto e nervoso in equilibrio con l’acidità, chiude speziato.
Alle Tre Colline – Va’ Anàit, Albugnano Superiore Doc 2018
Stesse altezze; naso di spezie più dolce, frutta matura; tannino molto equilibrato e ben integrato, corpo più evidente.


Roggero – Albugnano Superiore Doc 2018
Zona in cui le marne si fanno più argillose; ciliegia sotto spirito, cuoio e noce moscata, bocca equilibrata e ancora maggior integrazione ed equilibrio tannico, bella chiusura.
Mario Mosso – Parlapà, Albugnano Superiore Doc 2018
Da un versante più basso, ca. 350 mt, e più sabbioso (zona di Castelnuovo); terreni con roccia madre e arenaria; viola appassita, spezie calde, note eteree; tannino che torna più vibrante e largo.
Cascina Quarino – Eclissi, Albugnano Superiore Doc 2018
Di nuovo da una zona con marne più scure; naso più fruttato e maturo, ciliegia e mirtillo, spezie; bocca voluminosa con acidità vivace e tannini lunghi, sensazioni tattili spiccate.
Tenuta Tamburnin – Albugnano Superiore Doc 2018
Da Castelnuovo, con esposizione più orientale e vena di gesso nella collina; frutti sotto spirito e freschezza balsamica su sfondo dolce; corpo snello e tannino molto deciso, finale coerente di note eteree e da cui emerge un accenno di legno.


Orietta Perotto – Oltre 500, Albugnano Superiore Doc 2017
L’annata calda si rivela nel colore più intenso; spezie pungenti, naso ancora fresco; al palato decisamente ampio e con tannini smorzati dal maggior corpo; finale su sentori eterei.
Pianfiorito – Carpinella, Albugnano Superiore Doc 2017
Una delle vigne più alte della Doc; note di frutta cotta e scura, poi vira verso lo speziato; di nuovo un sorso ampio, meno dominante il tannino; chiude con speziatura e nota eterea.
Ca’ Mariuccia – Il Tato, Albugnano Superiore Doc 2017
Da suoli a dominante argillosa; colore più scuro e concentrato, tendente più al rubino dei precedenti, tutti caratterizzati da un’unghia arancione; naso dolce di confettura di frutti scuri, tabacco; sorso corposo, acidità e tannini ben presenti, intensità generale, il più robusto.
Terre dei Santi – Albugnano Superiore Doc 2017
Ancora dai terreni di Castelnuovo; liquirizia, fiori essiccati, frutto più fresco; si torna ad una maggior snellezza di bocca, con tannino asciutto dato dall’annata calda ma avvolgente, finale in accordo con le note olfattive.


Davvero belle espressioni di un Nebbiolo fine, che non punta sulla potenza e che segue il filo conduttore della ricerca dell’equilibrio da parte dei produttori; nella sua snellezza rivela l’altitudine a cui cresce, perfetto da bere adesso, ma con un potenziale evolutivo che invoglia decisamente al riassaggio tra diversi anni.