Haris Papandreou, grecissimo ma ormai fiorentino d’adozione da molti anni e grande conoscitore dei vini del suo Paese di origine, ha promosso e organizzato questa full immersion dedicata al vitigno rosso più autorevole dell’Ellade contemporanea, supportato dal Console Onorario di Grecia a Firenze, Peggy Petrakakos. Al suo fianco nell’organizzazione e comunicazione dell’evento Olga Schiaffino, Chiara Dionisio e Stefano Franzoni, attivissimi ed esperti promotori di numerose iniziative a tema vino, social e non solo.Rossoru
Già il nome del nostro oggetto di amorosa indagine è una dichiarazione di intenti: Xino infatti significa acido e Mavro sta per nero.
Uva coltivata nella Macedonia centro-occidentale, con la zona di Nàoussa tra le più vocate delle quattro denominazioni che prevedono uso esclusivo o prevalente di Xinomavro nel proprio disciplinare, è insieme all’Assyrtiko (splendido vitigno bianco autoctono della vulcanica Santorini) la primadonna indiscussa nel panorama vitivinicolo nazionale, sia nel mercato interno sia nelle esportazioni.
Definito da molti il “Barolo greco”, ha con il vitigno piemontese delle affinità indubbie, ma anche delle peculiarità che lo rendono unico. Il colore scarico, il tannino graffiante e l’acidità decisa, un’indubbia austerità in alcune espressioni e l’ottima propensione all’invecchiamento, queste le somiglianze con il grande protagonista del nostro nord ovest.
In questo caso il celebre detto “mia faza, mia raza“, che accomuna Italia e Grecia, vale solo in parte; il profilo aromatico del vino è infatti decisamente peculiare, con sentori marcati e caratteristici. Al di là dei frutti più o meno rossi, degli sbuffi di erbe aromatiche e delle note terrose, l’identikit olfattivo fa emergere in primis il pomodoro, rintracciabile nella versione fresca oppure essiccata, nella foglia, fino ad arrivare all’odore pungente della pasta concentrata. Altro connotato odoroso molto evidente è l’oliva nera, in alcuni casi mi è sembrato di odorare la tapenade, la pasta di olive come viene chiamata in Provenza, tanto per restare in area mediterranea.
L’aspetto però che più mi ha sorpresa è stata l’incredibile duttilità dimostrata nei vari stili di vinificazione. Abbiamo assaggiato ben ventidue espressioni di Xinomavro differenti, dalla versione rosé spumantizzata, a un Blanc de Noirs fermo, ad una strepitosa Retsina in rosa, fino ai rossi, dalle versioni più giovani e fruttate alle riserve di grande spalla e carattere.
Una giornata intensissima, che ha coinvolto un nutrito gruppo ultra motivato e curioso di winelovers, tra giornalisti di lungo corso, blogger e sommelier, arrivati dai quattro angoli della Penisola, sfidando freddo, pioggia e una spruzzata di grandine. L’ambientazione non avrebbe potuto essere più fiorentina di così: aperitivo per scaldare i motori nella storica enoteca Zanobini, ritrovo irrinunciabile per fiorentini doc e acquisiti e per gli storici barrocciai del vicino Mercato di San Lorenzo; poi da qui quattro passi a piedi fino all’Osteria Cipolla Rossa, la trattoria fiorentina dell’immaginario collettivo, ma senza brutte sorprese… e praticamente davanti alle Cappelle Medicee. Tanta bellezza fuori e tanta energia ed entusiasmo (o positive vibes, che è la stessa cosa ma fa più hashtag…) sotto le volte rustiche del ristorante.
Un pranzo verace per stomaci per nulla timidi, com’è tradizione da queste parti: affettati di quelli seri, seguiti da pappardelle al cinghiale e carne alla brace. E che incontro armonico di culture l’abbinamento con le venti sfumature di Xinomavro. Armonico (e non c’è ombra di retorica, lo giuro) come il clima da gita scolastica riuscitissima che si è respirato dall’inizio alla fine! Una classona conviviale in trasferta, piena di alunni diversissimi per età, provenienza, esperienze, ma coesa e concentratissima nella volontà di scoprire divertendosi e assaggiando. E con un’ospite d’eccezione giustamente di origine greca, la principessa Coralia Ghertsos Pignatelli della Leonessa, venuta a Firenze dalla sua tenuta chiantigiana di Castell’in Villa.
Orbene, non mi pare il caso di tediare con l’elenco delle note organolettiche di oltre venti vini. Mi limiterò a descriverne tre, tra quelli che mi sono piaciuti di più sono quelli il cui ricordo è rimasto più vivido e che nella loro diversità possono dare un’idea della versatilità del vitigno.
Roza Retsina, produttore Kechris
Xinomavro proveniente dalla zona di Goumenissa, vinificato in rosa e affinato in botti di rovere, per una retsina croccante e gastronomica, profumata di fragolina di bosco e con il fondo balsamico che ti aspetti, ma con un twist da vino di classe. Un vino che ha totalmente capovolto il ricordo che avevo della retsina bevuta in vacanza alle Cicladi. Una bottiglia da provare senza alcuna esitazione!
Blanc de Noir No Vintage, produttore Patistis
Xinomavro vinifcato in bianco, (96% Xinomavro, 4% Assyrtiko) in cui il sentore di pomodoro verde svela subito il vitigno, seguito da belle note floreali di rosa e agrumate di bergamotto e limone. Da vigne in regime biologico ai piedi del Monte Pelio, un vino in cui il produttore ha assemblato le vendemmie 2015 e 2019, decidendo di realizzare un no vintage che colpisce per freschezza e pienezza di succo, altro grande compagno gastronomico del nostro pranzo.
XinomavraW 2019, produttore Oenops
Qui il gioco di parole in etichetta è davvero azzeccato, con quel raW che si pronuncia come l’ultima sillaba del vitigno, ma che vuole enfatizzare uno Xinomavro duro e puro, raw per l’appunto. Zone di provenienza Naoussa, Amynteo e Rapsani, niente di meno. Avete presente il paté di olive nere, quello con cui si fanno golosissimi crostini in tutto l’arco del Mediterraneo? Ebbene, portate un calice di questo vino al naso e stupitevi, è proprio lui! Certo, il bouquet non è monocorde sull’oliva, affiorano anche le belle note fruttate scure e la balsamicità, ma l’esordio olfattivo è stato davvero una dichiarazione ad alta voce e il tannino con grip deciso conferma: sono uno Xinomavro tosto e non ti puoi sbagliare sul mio conto!
La considerazione naturale alla fine di una giornata come questa è che abbiamo avuto la dimostrazione lampante di quanto il territorio del Mediterraneo sia generoso di grandi vini e di come un singolo vitigno di queste latitudini riesca a stupire grazie alla sua riuscita varietà di espressioni. Sono andata a risfogliare con piacere e maggior consapevolezza i miei libri di enografia internazionale, rivedendo quanto il paesaggio vinicolo greco sia davvero ampio e diversificato; visto allora che materiale vinoso da approfondire non manca di certo e visto il successo dell’iniziativa, credo e spero che Haris non si fermerà qui…